La spada nella roccia

Elena Giulia Ghelardini

La spada nella roccia
La prossima narrazione
inizia con una visione
che mago Merlino
ebbe d’un bambino.
Sul trespolo era stufo
lo scorbutico suo gufo!
Merlino tuttavia
doveva usare la magia
per compiere quella missione
suggerita dalla visione.
E così dal suo camino
fece cadere quel bambino!
Quanto è noto ora il suo nome
ma sveliamo prima il soprannome.
Era smilzo il ragazzino,
debole come il semolino
ma ciò nonostante
diventò poi importante!
Semola era al servizio
sia di Caio che d’un tizio
i quali facendolo apposta
lo facevan lavorar senza sosta!
Per toglierlo da quella situazione
Merlino trovò la soluzione!
«Noi dobbiamo andare via,
qui ci pensa la magia!».
Cercò quindi di ricordare
la formula giusta da recitare
e lasciò che in cucina
pulisse la sua bacchettina.
Semola felice e stupito
seguì il mago divertito
mentre il gufo Anacleto
disse: «Son stufo, io lo ripeto!».
Sugli alberi e poi nel mare
i due si continuarono a trasformare
e a Semola la magia
metteva sempre più allegria!
Era interessante imparare
ciò che Merlino doveva insegnare!
Il mago aveva un’amica simpatica,
Magò pure era un po’ magica
e l’andarono a trovare
ma poi finiron per litigare!
Che imprudenza è il litigio
tra due persone di prestigio!
Ma cosa vide Merlino nella sua boccia?
Forse una spada nella roccia
e Semola di sicuro
non immaginava il suo futuro!
Arrivati lì davanti
intorno alla roccia c’eran dei fanti.
Ognuno giunto nella contrada
per estrarre la famosa spada.
Nessuno poi immaginava
che la forza lì non contava.
La spada, era destino
che l’estraesse quel bambino!
È su questa leggenda che si fonda
la storia della tavola rotonda
e di quei dieci cavalieri o più
al servizio del re Artù!

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