Il ligustro e il merlo

Ecco il racconto di zia Mariù. (23 gennaio 2009).

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Un alto ligustro sentendosi smuovere e punzecchiare tra i lunghi e esili rami e sentendosi mangiare le bacche, con rammarico si lamentò con il merlo, pregandolo di non privarlo oltre più delle foglie che lo difendevano dai raggi caldi e cocenti. E poi ancora di essere leggero perchè con le sue unghie affilate e pungenti stava scorticando la sua tenera corteccia. Il merlo con arroganza gli fischiò: “Stai zitto selvatico sterpo, non lo sai che la natura ti ha fatto produrre questi frutti per nutrirmi? Non sai insolente che per il prossimo inverno tu sarai solo nutrimento e cibo per il fuoco?” L’albero ascoltava con pazienza e senza piangere e cominciò ad intrigare davanti al merlo i suoi sottili e profumati rami, proprio come una ragnatela, imprigionandolo e togliendogli la libertà. Con voce gentile la pianta parlò al merlo: “Oh merlo, io sono qui ancora non consumato, come dicevi tu dal fuoco, e ho visto prima te in una prigione di vimini che io bruciato!

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