Il sindaco di Trislacco e il re di Maggiapiggia
Questa è la filastrocca di Zia Mariù (15 gennaio 2011).
Cominciò così una storia vera
ch’ebbe inizio un mattino di primavera;
in quel paese dal nome di TRISLACCO,
dove tutte le vie finivano per “acco”:
via del cosacco,
strada dell’almanacco,
e dove avevano un sindaco polacco!
E si trovò il sindaco e tutto il suo Consiglio,
a dover ospitar il re di Maggiapiggia col principe suo figlio.
Asilo politico! urlò il sindaco, oh perbacco!
In quella terra dove tutto finiva per acco!
Dopo una riunione a porte serrate,
decisero che le “sue signorie”
sarebbero state accontentate.
E scelsero per residenza ufficiale,
per le due “eccellenza reale” ,
un albergo a quattro stelle
dal nome assai bislacco:
“La residenza di Bina e Bracco”.
Sua maestà guardava però oltre quelle mura,
là da dove l’avevano esiliato
perché non voleva cambiar l’acconciatura.
E doveva portar, per i suoi sudditi consiglieri
e rimaner sempre alla moda,
la divisa sulla destra e non portar la coda.
Pure il principe, piccoso più che mai,
decise sulla coda
o la frangia,
ma sulla sinistra, casomai.
Il sindaco invitò a cena le sue maestà,
perché si sa che gli ospiti son come il merluzzo
che dopo tre giorni
emetton del puzzo.
E li convinse a tornar al castello loro del passato,
dove un parrucchiere era già stato avvisato.
E il signor sindaco di quel paese bislacco
con commiato, inchinandosi li lasciò
e tra abbracci e baci li salutò.
Con alle spalle la residenza di Bina e Bracco,
ma si lasciò sfuggir,
oltre a stringere le mani,
anche un sonoro: Oh perbacco!
E ritornò il re al suo castello,
con la coda uguale al suo cavallo.
E ricominciò la solita tiritera
che perdurò per due giorni e tutta una sera.
Poi per caso sopra un comò
la maestà vide uno specchio e vi si specchiò.
La frangia di destra… oppur sul lato sinistro?
Quando entrò per caso il suo primo ministro.
Oh vostra signoria, la frangia proprio vi dona,
guardate ben come vi sta con la corona!
Ma scoppiò d’improvviso una grande baraonda.
Così il re ci ripensò
e si fece la coda, con l’aggiunta d’ un’onda.
E il re si lisciava, piano piano quei pochi capelli,
soffici soffici come lana d’agnelli.
E urlò a tutti, a questi e a quelli:
il re deve far le leggi e portar la corona, non i cappelli!
In tutto il reame la pace tornò.
Il re si tenne la coda
e buttò lo specchio che aveva sul comò.
E in gita, questa volta in pompa magna e con piacere,
seguito dal figlio e un fido consigliere,
il re tornò dal sindaco di Trislacco
e portò in dono dieci mogli
e tanto oro dentro un sacco!

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