Le fantastiche avventure del “Topo Simeone”

Ecco la fiaba di Zia Mariù (10 maggio2006)

In un paese di campagna viveva Simeone, piccolo topolino dalla pelliccia di color “fuliggine di camino”.
Venne invitato dai suoi cugini di città a passare un periodo di convalescenza dopo che un grosso gatto fulvo gli aveva mangiato la coda……se l’era proprio vista brutta!
E non passava occasione che raccontando il fatto non sbiancasse dalla paura.
Decise di intraprendere il viaggio per la città in calesse. Gli era sempre piaciuto andare a cavallo ed essere sballottato come un fagotto, quella poteva essere l’occasione per divertirsi un pò.
Preparò il suo bagaglio e partì.
La strada era molto dissestata e i salti, anche quella volta, non mancarono.
Sul calesse incontrò alcuni amici d’infanzia ed approfittando del viaggio parlarono delle fantastiche avventure che avevano vissuto da piccoli.
Oltre a loro, a bordo, c’erano due “grossi topastri” silenziosi.
Il loro sguardo era sospettoso e sfuggente.
Uno dei due aveva una stella luccicante sul petto, si presupponeva fosse uno sceriffo, l’altro invece: con un muso butterato dalle cicatrici, aveva ai polsi le manette, senz’altro un delinquente!…
Stavano zitti zitti nell’angolo del barroccino, per loro, parlavano gli sguardi. Vedendo quelle manette i passeggeri si impressionarono un pò, ma quella stella dorata dette loro più tranquillità. I due scesero a metà viaggio e si incamminarono verso la prigione di stato… la tensione a bordo si allentò.
Arrivato a destinazione scese dalla carrozzella anche Simeone e quando si avvicinò alla bagagliera…si accorse che il suo bagaglio era sparito…Sparito!!!Proprio così…
Tutti i suoi regali da offrire, i suoi abiti, il formaggio! Per tutte le caciotte… il formaggio…si era tanto raccomandata la mamma!
Non “piangendosi tanto addosso” si mise alla ricerca della sua valigia. Non si voleva arrendere all’idea che aveva perso tutti i doni per i suoi cugini e poi il formaggio per la zia!
Salì sulla cuspide aguzza di un campanile, si arrampicò sopra il galletto segna vento, ma da lassù non riuscii a distinguere qualcosa che potesse sembrare “la sua valigia”.
Decise allora di salire sopra la ringhiera scivolosa di un ponte… per poco non cadeva in acqua… accidempolina…ma niente.
Chiese a dei viandanti, se per caso, avessero visto una piccola valigia color marrone legata con uno bel filo di lana.
Ma anche loro …niente! Non avevano visto niente!
Con i pochi soldi che aveva in tasca si fermò a mangiare in mezzo ai fumi della città.
PUA’HHH!!!uno schifosissimo panino al formaggio!!!
PUA’HHH!!! Robaccia di città.
Incominciava a rimpiangere la sua campagna piena di profumi e granaglie fresche.
Comunque era lì e doveva ritrovare il suo bagaglio a tutti i costi.
Mentre passeggiava lungo il bordo di un marciapiede uno strillone annunciava a squarcia gola: “FUGGITI DALLA PRIGIONE SENZA LASCIARE TRACCIA!!!”
E sventolava quelle copie fresche di stampa, quando Simeone riconobbe quello sguardo.
Non poteva essere vero! Avevano rubato gli abiti di uno sceriffo per sviare le tracce.
Erano stati proprio sotto il suo naso!
Gli balenò un dubbio, saranno stati loro a rubare i suoi bagagli?
Tutti gli indizi portavano a loro.
Quel giorno sembrava non finire mai.
Giunse a casa dei suoi cugini esausto e arrabbiato; quei malandrini gliel’avevano fatta sotto il naso.
La zia lo consolò, ma con i suoi cugini si promisero che l’indomani avrebbero cominciato la ricerca dei furfanti.
Fece un bel sonno, direi ristoratore.
E al mattino, non vestito di tutto punto, se così si può dire, iniziarono la caccia.
In strada chiesero informazioni a tutti ma solo una sembrò attendibile: la suggerì una “grossa e grassa” pantegana che stava seduta su di una piccola sedia. Come facesse a sorreggere quella mole non si sa. Raccontò di aver visto i disonesti aggirarsi nella zona la notte precedente: volevano vendere della merce pregiata.
Il piccolo Simeone si sentì andare il sangue al cervello dalla rabbia, “volevano vendere i suoi regali e il suo formaggio”. Per tutte le caciotte ammuffite, i baffi incominciarono a tremargli, sembravano fibrillare.
MMMMHHH!!! che rabbia!! gli avrebbe strappato le code come quel gattaccio aveva fatto con lui!
Comunque si stavano avvicinando ai disonesti.
Li informarono che l’avrebbero incontrati la notte stessa sotto il ponte della città vecchia: quello era il luogo di incontro di tutta la feccia cittadina.
Arrivarono sul posto armati di vendetta dal sapore di caciotta e mascarpone.
Si trovarono davanti un gruppo di furfanti senza paura: ignobili topacci di fogna. Cercavano di scambiare il fruttuoso bottino con del parmigiano.
Simeone ed i suoi cugini circondarono i malviventi e li assalirono ma sorpresa delle sorprese e grande delusione,
non era la sua valigia!!!!!
Giurarono a Simeone che loro non si erano appropriati del suo bagaglio e scongiurandolo di non tagliargli la coda.
Sim, gli credette.
Ritornò a casa sconsolato e senza valigia.
Il mattino seguente il topetto Simeone riprese il solito vecchio calesse per il ritorno.
Durante il tragitto i soliti salti ma meno divertenti dell’andata.
Arrivò al suo paesino e non ebbe il coraggio di raccontare alla mamma della sua disastrosa avventura, ma quando in silenzio entrò nella sua camerina cosa vide?
Proprio lì sulla sedia lì dove l’aveva lasciata la sua valigia!
Era rimasta lì tutto quel tempo!
E lui che credeva di averla persa.
Telefonò subito ai suoi cugini per dargli la bella notizia ma gli promisero che sarebbero venuti loro a prendersi i regali. Sarebbe stato più sicuro!
Il nostro Simeone, topo dalla pelliccia color “fuliggine di camino”, come avrete capito era un tipetto molto distratto era oramai diventato grande e doveva trovarsi un lavoro che gli permettesse di vivere dignitosamente.
Un bel giorno d’aprile si imbarcò su di una vecchia nave con destinazione New Orleans. Passavano i giorni e quella nave non approdava mai.
Si accorse che quella vecchia bagnarola non sarebbe mai arrivata in Louisiana, ma era diretta all’isola di Pasqua. Proprio così, “Pasqua”!
Quando il comandante della nave glielo confermò, rimase a bocca aperta.
“Pasqua?” disse mogio mogio Sim.
“Si! Un’isola dove vendono uova di Pasqua, dove tutto è di cioccolato!” Rispose il graduato “sogghignando”.
Il musetto di Simeone si rattristò: incrociò le zampette e rimase muto fino allo sbarco. Ce l’aveva con se stesso anche quella volta si sarebbe cacciato in qualche guaio. E poi a lui il cioccolato non piaceva!
Ma il povero Simeone non poteva immaginare; a scuola la geografia non era mai stata il suo forte. (L’isola di Pasqua è abitata soltanto da animali rarissimi ed è sperduta in mezzo all’Oceano; dunque le notizie del comandante erano sbagliate).
Certo! Se ci fosse stato il mio amico “Testa di lancia” esclamò il topetto tra sé e sé.
“Lui si che è un esploratore nato!” Squittì sonoramente
e visto che la fortuna non lo abbandonava mai anche per quella volta, il piccolo roditore, di fortuna ne ebbe da vendere. Chi poteva scendere dalla vecchia nave se non il suo amico “Testa di lancia”?
Lo intravide che era circondato da zainetti e bagagli e gli raccontò che era venuto per esplorare l’isola.
Non potete immaginare la gioia di Simeone l’idea di approdare su di un’isola di cioccolata non lo allettava per niente ma insieme a “Testa di lancia” …
A proposito, volete sapere il perché di un nome tanto romanzesco come “Testa di lancia”?
In realtà l’avventuriero si chiama “Gilberto”; durante un viaggio in Giamaica riuscì a sfuggire ad un agguato del tremendo rettile “Testa di lancia”; uno dei serpenti più velenosi del mondo; da quella volta si volle chiamare come il suo sfortunato predatore.
Simeone aiutò il compagno d’avventura a portare i bagagli e sorpresa delle sorprese si accorse che di cioccolata sull’isola non ce n’era nemmeno l’ombra nemmeno l’odore.
Che burlacchione il comandante!
“Meno male” disse, con quel caldo non l’avrebbe proprio gradita.
Era sera.
I due amici si impossessarono di una bella tana dentro un gigantesco albero dalle grandi e fresche fronde luogo ideale per delle vacanze tranquille.
Il mattino arrivò in un baleno.
Simeone fece una bella colazione e, appena uscì dalla tana, si trovò davanti una “Grande tartaruga”.
Era George.
Aiuto!! Aiuto!! Incominciò a gridare.
Sentendo quelle urla così acute Gilberto accorse subito, allarmato.
Ma, quando vide Gorge, capì il motivo di tanto terrore.
Incominciò a ridere e fece le presentazioni.
“Vieni qua fifone!” disse a Simeone.
“Ti presento George! Lui fa parte del comitato di benvenuto dell’isola!
Ed è la tartaruga più anziana di questo meraviglioso e sperduto luogo!”
Vedendosi quella mole davanti Simeone rimase impietrito all’albero, e intanto osservava George che gli si avvicinava impassibilmente, piano piano.
“BUOOONNN GIIIIOOORNO GEEEOORGE!!!” esclamò con un filo di voce
“PIIIACEEERE SOOONO SISISIMEONE” aggiunse più piano ancora.
Sembrava un ragno in un buco tanto era diventato piccolo.
Ma si gonfiò un pò e si ricompose.
Tra le risa di Gilberto.
Salirono sul carapace di George ed incominciarono la perlustrazione dell’isola.
Da tutte le parti c’erano predatori.
Dall’alto grandi uccelli colorati sfrecciavano su di loro.
“Sembra d’essere sul baldacchino di un elefante!” Esclamò Testa di lancia.
E raccontò un’avventura vissuta in India a caccia di tigri.
Intanto Gorge sembrava non avere mai fretta.
Il piccolo Simeone si sentiva sicuro solo nella boscaglia quegli uccellacci malefici gli facevano proprio paura.
Si fermarono a riposare vicino ad un torrente di acqua fresca.
Incominciarono a bere da quella fonte cristallina quando Sim ruzzolò in acqua.
AIUTO..glu..glu..glu..!!!AIUT..glu..glu..!! AIUTOOOO!!
Testa di lancia si buttò nel torrente in furia, imbracato ad una corda che aveva provveduto ad annodare ad uno dei pochi denti di Gorge e lo trasse in salvo.
Simeone tornò a riva con un “buzzo gonfio” d’acqua.
Accidempolina quanto aveva bevuto!
Che fifa ragazzi! Quella volta però, l’amico Gilberto fece una gran figura!
E Gorge, senza furia, li riportò alla agognata tana.
Lo sventurato era stanco morto e si addormentò come un sasso.
Sognava di essere nel suo lettino e, tranquillo, sognava e sognava e RONF…RONF…RONF…!
Il mattino seguente, Simeone, tutto pimpante come se niente fosse successo si alzò e, stiracchiandosi, volse lo sguardo al cielo e vide qualche cosa di “familiare”.
Attaccato alle grinfie di un uccellaccio chi c’era?
Simeone ! Simeone! Sentì chiamare dall’alto.
Era Gilberto, che strillava come indemoniato e si divincolava animatamente:
“Era stato catturato”.
Quella volta George non poteva essere d’aiuto, troppo lento, senza offesa. Ma Sim doveva essere tempestivo se non voleva che il suo amico Testa di lancia diventasse lo spuntino del pulcino dell’uccellaccio.
Corse alla tana per prendere l’attrezzatura da scalata di Gilberto quando lo sguardo gli cadde su di un palloncino.
Senza pensarci due volte lo gonfiò con tutto il fiato che aveva in pancia; lo legò al suo piccolo torace sotto le zampette e…
YUUUUHHH!!!!Si vola!!! Dall’alto vedeva tutta l’isola.
Il mare tutto intorno e…
All’improvviso dentro un nido su uno scoglio cosa vide?
Gilberto che faceva la lotta con un pulcino grande e grosso e affamato.
Simeone, impassibile, gli lanciò una corda.
Dopo due tentativi riuscì a portare a termine la missione di salvataggio.
Erano riusciti a scamparla bella!
“Testa di lancia” era un pò ammaccato, con tutte quelle beccate che si era preso!
Il pulcino ne avrebbe fatto la sua merenda!
Evviva Simeone!
Comunque erano pari. Anche Sim aveva dimostrato di saper portare a casa la pellaccia.
Dalla nave, i due amici, salutarono George che leeeentameeente sventolava un fazzoletto bianco legato al suo solito dente.

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