Conosci la leggenda della castagna matta?

castagna matta

La castagna matta è il seme dell’ippocastano.

Ha una forma più tondeggiante rispetto ai frutti del castagno e soprattutto non è commestibile. Da qui il nome di pazzerella.

In questo periodo dell’anno è molto facile trovare la castagna matta nei parchi delle città .

Perché si chiama castagna matta?

Le castagne dell’ippocastano sono più grosse e lucide del normale.

Secondo un’antica credenza, per tenere lontani i virus del raffreddore, è bene mettere nella tasca della giacca o del cappotto questo tipo di seme.

La castagna matta in passato veniva tritata per darla come mangime ai cavalli durante i mesi invernali. Si era notata infatti che avesse proprietà curative per i loro raffreddori.

Questo effetto curativo andrebbe collegato all’escina. Un principio attivo dal potere antinfiammatorio che troviamo in questo seme. Che però non ha gli stessi effetti per l’uomo.

Per noi la castagna matta risulta tossica e assumerla può provocare una intossicazione.

castagna matta

Come distinguere le castagne

Le castagne commestibili sono il frutto dell’albero del castagno e si raccolgono nei boschi.

Sono contenute all’interno di un riccio che si trasforma da verde a marrone durante la maturazione e che è ricco di aculei.

Nei ricci del castagno si trovano solitamente 2 o 3 castagne, una grande e le altre più piccole e schiacciate. Le foglie del castagno, a differenza di quelle dell’ippocastano, sono singole, più piccole e seghettate.

Le castagne matte, invece, si trovano nelle strade, nei giardini e nei parchi di città, in pianura o in altura. Questa pianta è utilizzata a scopo ornamentale per fare ombra. Le foglie sono piccole punte distanziate e corte e di solito il riccio racchiude un solo frutto, che si presenta rotondo, grosso e molto lucido.

La castagna

Filastrocca di E. Gerin

La castagna rotondetta
nella teglia buchettata
danza, salta, piroetta
con la bocca spalancata.

Fa versacci a più non posso
perché il fuoco ch’è vicino,
che le arriva quasi addosso,
la solletica un pochino.

Le s’inchina la testina,
ed il cuore le si dona
come un cuor di pratolina.
L’aria, intorno, odora, odora.

La castagna

Filastrocca di C. Calleri

È bella la castagna
è liscia e ben vestita;
è frutto di montagna,
è dolce e saporita.

Se vien dalla padella
col nome di bruciata
la castagnetta bella
è subito sbucciata.

Se vien dalla pignatta
col nome di bollotta
per tutti i denti è fatta
perché nell’acqua è cotta.

Se viene dal paiolo
col nome di mondina,
va giù come di volo,
ché tutta si sfarina.

Se vien dal seccatoio
si serba per l’annata;
e con piacer l’ingoio
che sembra zuccherata.

Insomma in cento modi
si mangia la castagna;
cantiamo pur le lodi
del frutto di montagna.

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