La ballata delle rose
Angelo Poliziano (1454 - 1494)
Poesia tratta dal volume "Annibelli" di Luigi Ugolini e Armando Nocentini - Illustrazioni di Roberto Sgrilli - Società Editrice Internazionale (Giugno 1950)
Io mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Eran d’intorno violette e gigli
fra l’erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri e gialli, candidi e vermigli;
ond’io porsi la mano a còr (1) di quelli
per adornare i miei biondi capelli
e cinger di grillanda el vago crine.
Io mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Ma poi ch’io ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose e non pur d’un colore (2):
io corsi allor per empier tutto il grembo,
perch’era sì soave il loro odore
che tutto mi sentii destare il core
di dolce voglia e d’un piacer divino.
Io mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Io posi mente a quelle rose allora:
mai non vi potrei dir quant’eran belle.
Quale scoppiava della boccia ancora (3),
quali erano un po’ passe, e qual novelle (4).
Amor mi disse allor: “Va’, còi (5) di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino”.
Io mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Quando la rosa ogni sua foglia spande,
quand’è più bella, quand’è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita
cogliam la bella rosa del giardino.
Io mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
(1) Cogliere
(2) Non di un colore solo
(3) Rompeva appena l’involucro del boccio
(4) Alcune un po’ sfiorite, altre novelli
(5) Cogli
Illustrazione di Roberto Sgrilli