Briciolina
Sanja Rotim
C’era una volta una bella coppia che desiderava tanto avere un figlio. Finalmente, dopo tanti anni di matrimonio il loro desiderio fu esaudito e nacque una bellissima bambina. Le diedero il nome Brigitta. Era proprio bella con gli occhi azzurri e i capelli biondi e in più era sempre sorridente e allegra. Brigitta era simile agli altri bambini finché non compì un anno. Da allora, smise di crescere. All’inizio i genitori non si preoccuparono tanto ma il tempo passava e lei rimaneva tale quale. La portarono da tanti dottori, i quali non avevano una risposta per la sua condizione. Quando i suoi coetanei diventarono adolescenti, lei continuava a sembrare una bambolina. Tutti la chiamavano affettuosamente Briciolina. I genitori si arresero pensando che le volevano bene così com’era. Era la coccolona di tutto il paese, ma la sua vita non era facile perché doveva essere aiutata in tutto. Era sempre accompagnata da qualcuno. Ormai aveva anche finito la scuola e compiuto diciannove anni.
In un paese lontano viveva un’altra famiglia. Si trattava di una famiglia agiata, mamma, papà e una figlia di otto anni di nome Diana, molto viziata. Papà andava spesso in viaggio d’affari e di solito portava tanti regali alla moglie e alla figlia. Ma loro due non erano mai contente. “Cosa ci hai portato questa volta?” chiedevano dopo il suo rientro. “Solo questo? Non potevi scegliere qualcosa di meglio?” Il padre rimaneva molto male quando gli rispondevano così. A volte capitava che portava in viaggio anche loro due. Allora le doveva accompagnare a fare shopping. Forse per lui era più facile così perché si risparmiava eventuali rimproveri per acquisti sbagliati. Una volta, in occasione di un viaggio d’affari non troppo impegnativo decise di portare dietro anche la moglie e la figlia. Il caso volle che questo viaggio fu nel paese dove abitava Briciolina. Mentre erano in giro per negozi Diana e sua mamma videro una signora che parlava con una bambola, o così credettero loro. “Mamma, mamma, anch’io voglio una bambola così! La voglio subito, compramela!”, Diana era molto impaziente “Sono d’accordo che è proprio bella. Dobbiamo chiedere alla signora dove l’ha comprata”. Ma mentre loro due si meravigliavano a lungo chiacchierando, persero di vista la signora in questione.
“Dove sono sparite? Avranno svoltato probabilmente dopo quell’angolo. Fa niente, cara. Se la signora aveva quella bambola parlante di sicuro ce ne saranno delle altre simili nei negozi. Abbiamo ancora tanto tempo per girare. Tuo padre è impegnato tutto il giorno”, disse la mamma a Diana. Così entrarono in un negozio di giocattoli chiedendo se avessero delle bambole parlanti. “Certo che le abbiamo”, disse contento il commesso. Tirò fuori un bambolotto e fece vedere che tirando via il ciuccio il bambino piangeva e diceva: “Mamma”. Diana replicò che non voleva un bambolotto così, ma una bambola che parlava come se fosse in carne e ossa e che assomigliasse a una ragazza in miniatura. Stupito il commesso le rispose che non esistevano le bambole descritte da lei. “Noi abbiamo visto una signora che aveva una bambola del genere qui nel vostro paese. Una bambola bionda, molto bella”, spiegò la madre infastidita perché il commesso non credeva alla figlia.
“Aaah, avete visto Briciolina. È una ragazza vera la nostra Briciolina. Ha diciannove anni, ma è più sfortunata dei suoi coetanei perché è rimasta piccola. Si vede che non siete di qui perché la conosciamo tutti”, rispose il commesso. “Una ragazza?”, la madre non riusciva a crederci. “Io la voglio lo stesso, mamma. Non mi importa se è una ragazza”, Diana stava quasi piangendo. Il commesso corrugò la fronte con un’espressione incredula sul volto. La madre tirò Diana per mano, la trascinò fuori dal negozio e le sussurrò all’orecchio: “Smettila di frignare, avrai quella bambola. Ma neanche una parola con tuo padre. Intesi?”. “Sì, sì, basta che me la compri”, rispose Diana asciugandosi le lacrime. “Devi pazientare un po’ perché devo elaborare il mio piano. La mia bambina deve avere tutto quello che desidera, anche se si tratta di una ragazza vera”, la tranquillizzò la madre.
Una volta tornati a casa, quando il padre era assente, Diana continuava a chiedere della bambola parlante e la madre rimuginava sul da farsi. Le venne in mente Tommaso, un ladruncolo del paese che conoscevano tutti. Decise di coinvolgerlo in questa impresa. Lo trovò facilmente perché frequentava sempre i soliti posti, era sempre in giro. “Senti, Tommaso, vuoi guadagnare qualche soldo? Avrei un compito per te”, gli disse. “Quale compito?”. “Dovresti rubare una bambola parlante che vorrei regalare a mia figlia. Questa bambola è proprio speciale perché uno la potrebbe scambiare per una bambina vera perché parla e strilla”. Tommaso sempre più stupito le rispose che lui era bravo a rubare e che rubava portafogli, biciclette e cose del genere, sarebbe stato benissimo in grado di rubare anche una bambola. “Questa è la prima volta che qualcuno mi paga per rubare”, pensò contento Tommaso. La signora gli spiegò in che paese doveva andare e di cercare di capire dove abitava Briciolina, senza fare troppe domande per non destare sospetti. Dopo averla trovata avrebbe dovuto tapparle la bocca perché questa bambola avrebbe di sicuro gridato come se fosse vera. Tommaso rispose di non preoccuparsi perché aveva capito tutto. Così disse e così fece, trovò la casa dove abitava Briciolina e aspettò finché non la vide da sola in giardino. “Che bella bambola”, pensò meravigliato. Non fu difficile prenderla, legarle la bocca e nasconderla sotto la coperta che aveva portato con sé. Briciolina cercava di difendersi e sgambettava, ma fu inutile. “Certo che al giorno d’oggi fanno le bambole così bene che sembrano proprio vere. Fra un po’ faranno le macchinine che si potranno guidare in strada”, pensò Tommaso. Così Briciolina arrivò a casa di Diana e Tommaso ricevette la somma promessa.
Iniziò una vita molto triste per Briciolina. Diana la trattava come se fosse un suo giocattolo, si innervosiva quando lei piangeva e cercava di spiegare chi fosse. Evidentemente la bambina non aveva veramente capito che aveva a che fare con una persona in carne e ossa. Ma la mamma certamente lo aveva capito e fingeva di credere che si trattasse solo di una bambola. “Diana, quando c’è in casa il papà dobbiamo mettere la bambola in cantina e legarle la bocca. Sai che a tuo papà i giocattoli del genere non piacciono. Lui è più tradizionale”, cercò di convincere la figlia.
“Va bene, mamma. Non darei indietro per niente al mondo questa bambola speciale. Magari fra un po’ si abituerà a stare a casa nostra e smetterà a piangere e ripetere sempre le stesse cose”, le rispose Diana, ma non capiva veramente perché avrebbe dovuto nasconderla dal padre.
Nel frattempo, nel suo paese tutti erano alla ricerca di Briciolina. I genitori disperati invitavano tutti coloro che avessero qualche notizia ad avvisare subito la polizia. Furono appesi dappertutto i manifesti con la sua foto, tantissima gente si era mobilitata per partecipare alle ricerche. Intanto Diana andava a scuola, giocava con Briciolina a modo suo e come raccomandato dalla mamma la chiudeva in cantina quando rientrava il papà. Si vantava anche a scuola con le amiche che aveva la bambola più bella del mondo e ingenuamente raccontava tutto quello che questa bambola diceva. Tanto la mamma non le aveva detto che questo era proibito. Le amiche erano incredule e sembravano invidiose. Le dicevano che avrebbero voluto anche loro avere una bambola del genere ed erano curiose di vederla. “Mamma, posso invitare a casa nostra le mie amiche per mostrare a loro la mia bambola?” chiese una volta. La mamma rimase impietrita. “Cosa hai raccontato a loro di questa storia?” “Quale storia, mamma? Ho descritto la bambola che ho, mi sono vantata un po’. Tanto loro di sicuro non hanno abbastanza soldi per comprarla”, adesso era Diana che provava a tranquillizzare sua madre. Ma la mamma sembrava così pallida, spaventata e indecisa. “Ma cosa ti viene in mente di raccontare in giro della tua bambola?”, la mamma era diventata improvvisamente furiosa. “Cosa le prende?” pensò Diana.
La storia della bambola parlante che piange e dice di essere una ragazza giunse alle orecchie delle mamme delle amiche di Diana che si insospettirono in quanto alcune di loro avevano sentito parlare della ragazza scomparsa. Così qualcuno avvisò la polizia e Briciolina fu ritrovata. Non potete immaginare lo stupore del padre di Diana! “Come avete potuto rapire una ragazza?” urlava alla moglie. Così la signora dovette raccontare la sua storia fingendo sempre di non aver saputo che si trattasse di una persona. Naturalmente fu costretta anche a parlare di Tommaso il quale restò molto stupito e si infuriò con la signora. “So di essere una persona non troppo brava, rubo le cose alla gente e spesso mi pento per questo. Però non avrei mai e poi mai toccato una ragazza, credevo veramente fosse una bambola.”
Sia la signora che Tommaso subirono un processo. Il giudice decise di condannarli entrambi a svolgere dei servizi sociali per la comunità, perché non fu mai chiaro se sapessero veramente che Briciolina non fosse una bambola. Il giudice pretese anche che al termine dei lavori sociali sarebbero stati valutati da esperti prima del loro ritorno alla libertà. Invece a Diana assegnarono un’educatrice che l’avrebbe aiutata a comprendere meglio le conseguenze delle sue azioni.
Briciolina tornò a casa sua dove l’attendeva con gioia tutto il paese. Il papà di Diana fu molto provato e decise di aiutare la ragazza a trovare un dottore che avrebbe potuto trovare una cura per la sua malattia. Così un dottore capì che si trattava di una malattia rara, di cui recentemente si era trovata la cura giusta: con un po’ di pazienza la ragazza avrebbe potuto completare la sua normale crescita. Briciolina accettò di curarsi e nel giro di sei mesi diventò una ragazza come tutte le altre. “Brigitta, come sei bella”, le dicevano. “Potete ancora chiamarmi Briciolina, non mi offendo”, scherzava lei. E pochi anni dopo, Brigitta incontrò il suo principe e si sposò e questa storia ebbe finalmente un lieto fine.