C’era un bullo
Ecco la filastrocca scioglilingua di Beppe (15 ottobre 2002)
C’era un bullo brillo a un ballo
(le bretelle sul gilé)
che bloccato s’era in stallo
di un gran tango nel casquè.
E’ del tango ‘sta mossetta
delicata un tantinello
chè la dama, non sorretta,
ci si spiaccica il cervello.
Di quel bullo bril la bella
(cervel modico in grandezza)
aggrappata alla bretella
si tenèa per sicurezza.
Di sudor stillava il bullo
perdurando la figura,
ormai frollo, mollo e grullo
desistette alla tortura.
Or, va detto, la dametta
era alquanto balenotta
e, mollata, maledetta
sul parchè diede una botta
pari a un sisma devastante
che fur tanti, infartuati,
dalla sala anche distante,
a finir ricoverati.
Non finisce qui il racconto,
chè il più bello viene adesso:
la bellina, a ogni buon conto,
la bretella stretta appresso
non mollò nel tombolone
e l’elastico, qual fionda,
dalla massima estensione
riscagliava alfin la bionda
sul suo brillo e frollo bello
travolgendo a mo’ di rullo,
qual tempesta senza ombrello
quel suo mollo e frollo bullo.
La moral? Direi ch’in media,
prevenendo sorte ria,
la commedia e la tragedia,
ciascun balli con sua zia.
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