Il giardino dei frutti
Marino Moretti
Tratta da Il Giardino dei frutti, Ricciardi, 1916
Leggiamo insieme Il giardino dei frutti di Marino Moretti
Ecco, dicon questa cosa, ma non so se vera sia,
che un bel fiore è poesia e che il resto è solo prosa.
“Alma” è quella, questa lieta: e non voglio altro sapere.
lo non sono un giardiniere e nemmen forse un poeta.
Dolce il frutto, vago il fiore: e non voglio altro sapere.
Ma mi par che un sognatore gusterebbe le mie pere.
Nani peri ineleganti che tra i fior sorgono gai,
magri peschi rampicanti come piccoli rosai,
giovinetti melograni educati come bossi
che si tengon per le mani aspettando i fiori rossi,
un ciliegio che consola la sfiorente erba cedrina,
qualche ciuffo d’uvaspina per contorno di un’aiuola,
qualche gracile susino, qualche giuggiolo faceto,
ecco dunque il mio frutteto mascherato nel giardino.
Ecco dunque la mia prosa, la mia prosa-poesia:
non vaI dunque qualche cosa questa cosa tutta mia?
Qual mia gioia più sincera se al gentil visitatore
che mi chiede a caso un fiore, glielo do con una pera?
Qual mia gioia pio leggera che nel Cuor non urge o preme
se mi fa cantare insieme rose e pesche di spalliera?
Ecco, dicon quella cosa, ma non par che vera sia,
se già un fil di poesia leghi i giri della prosa.