Il piccolo origami

Paolo Di Censi

Il piccolo origami
Questa è la storia del piccolo Akihito e di un pezzetto di carta, di fiori di ciliegio e di Giappone. Una favola per ricordarci di quanto possa essere facile, a volte, vedere oltre le apparenze

C’era una volta tra libri e giornali
un pezzetto di carta sotto un paio di occhiali
che stava in silenzio e alquanto annoiato
pareva da tutti fosse stato scordato.
I libri saccenti di tanta memoria
Iniziarono in coro la solita storia:
“Noi siamo utili e nessuno ci scorda,
di te così pallido, chi vuoi che si accorga?
Nemmeno una lettera, un segnetto o un appunto
se io fossi in te starei un poco attento,
se non servi a nulla da queste parti
finisci di corsa insieme agli scarti!”.

Il piccolo foglio che stava a sentire,
restava in silenzio senza nulla da dire
sperava che un giorno qualcosa cambiasse
che qualcuno di lui prima o poi si accorgesse.
Un giorno che l’aria andava di fretta
di colpo in un attimo, s’aprì la finestra
un soffio irruento e fresco di vento
entrò all’improvviso facendo spavento.
Portò nella stanza scompiglio a ogni cosa
e di mille ciliegi i petali rosa,
di scatto, in un lampo volaron gli occhiali
finiron di corsa lì sotto ai giornali,
che subito aprirono pagine a caso
sembravano vele in un porto agitato.
I tomi più anziani e a dir loro più saggi
gridavano in coro “Non mollate gli ormeggi!”.

Il foglio di carta dal vento sgualcito
finì sotto ai piedi del piccolo Akihito.
Dapprima il bambino non ci fece caso
poi lo prese con calma e lo portò sotto al naso
con un paio di pieghe, una dritta e una a destra
poi una sotto e ancora a sinistra.
In pochi secondi del foglio un po’ sporco
restava soltanto un vago ricordo;
ora sfoggiava delle ali ed un becco
l’eleganza d’airone ed il bianco del cigno:
di carta ora c’era soltanto una gru
pronta a volare in alto e più su…
Quel pezzo di carta da tutti schernito
adesso volava col piccolo Akihito.

Il foglio contento e felice nel cielo
continuava a non credere che potesse esser vero.

Ma in una di quelle sue piccole pieghe
restava il suo cuore color della neve,
in fondo a che serve poi esser uguali
se ognuno ha il suo posto per esser speciali,
e persino a quei libri che lo avevan deriso
riuscì finalmente a strappare un sorriso.

 

E ora ascoltiamo insieme:

 

 

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