Il ricco e il povero

Fratelli Grimm

Il ricco e il povero

C’era una volta un angelo, di nome Colin, mandato sulla terra per aiutare la buona gente. Una sera Colin bussò alla porta di Oscar, un ricco mercante e, in veste di mendicante, gli chiese asilo per la notte. “Non posso ospitarti”, disse Oscar guardando il pezzente dall’alto della finestra del suo enorme palazzo, “non ho abbastanza posto!”. Naturalmente era tutta una scusa: il mercante non voleva seccature ed era disgustato da un individuo tanto misero. Così chiuse la finestra e se ne andò a dormire.

Colin andò a bussare alla casina che stava dall’altra parte della strada. “Chi è?”, si sentì rispondere. “Sono un povero mendicante, potete ospitarmi per questa notte?” rispose. Gli andò ad aprire un uomo piccolo e sorridente: “Accomodati pure, io mi chiamo Camillo, fa’ come se fossi a casa tua!”, gli disse, e subito arrivò la moglie Betta con un po’ di pane e del formaggio: era tutto ciò che avevano in casa e glielo offrivano volentieri. Colin mangiò e ringraziò, poi, siccome era molto stanco, chiese di poter riposare in un angolino. “Tu dormirai nel nostro letto, noi andremo a sdraiarci nella stalla accanto alla nostra mucca”. L’angelo Colin non credeva alle sue orecchie: faceva bene al cuore aver incontrato due persone tanto buone e generose!

La mattina dopo, Colin si alzò e parlò con Camillo e Betta: “Mi avete ospitato con cordialità e in modo disinteressato, è giunto il momento di ricompensarvi: esprimete tre desideri ed io li esaudirò”. I due si guardarono e risposero con modestia: “Vorremmo vivere in salute. E vorremmo che non ci mancasse mai il cibo sulla tavola”. “Bene, e come terzo desiderio?” chiese l’angelo. Dal momento che moglie e marito non sapevano che cosa desiderare, Colin suggerì: “Non vi piacerebbe avere una bella casa nuova?”. E quelli, che non avrebbero mai osato azzardare tanto, annuirono felici.

Quando, verso mezzogiorno, il ricco Oscar si svegliò e aprì la finestra, non credette ai suoi occhi: al posto della minuscola casina di Camillo e Betta vedeva una splendida villa, più bella della sua! Immediatamente andò da Camillo a chiedergli come, in una sola notte, era avvenuto quel cambiamento. Il brav’uomo gli raccontò tutto e Oscar tornò a casa mogio mogio e, parlandone alla moglie, per poco non si mangiò le mani dalla rabbia: “Pensare che quel viandante era passato prima da casa nostra!”, strillava disperato. Allora Lina, la moglie, gli suggerì: “Vai a cercarlo e chiedigli anche tu di esaudire tre desideri: è un tuo diritto!”.

Oscar sellò il cavallo, si mise in viaggio e raggiunse l’angelo Colin. “Perdonatemi signore”, gli disse gentilmente, “ieri sera stavo per accogliervi, ma dopo aver sceso le scale e aperto la porta non vi ho più trovato!”. “La prossima volta venite pure a dormire da me, vi prego!”, aggiunse. Colin lo ringraziò e gli promise che lo avrebbe fatto. “Ma potrò anch’io esprimere tre desideri?”, chiese ansioso Oscar. “Certo che sì, ma non so se ti converrà!”, ribatté Colin. “Oh! Non preoccuparti! Ne farò buon uso!”, assicurò il mercante e allora Colin concesse: “Va bene, se la metti così, potrai esprimerli subito, buona fortuna!”. Lo salutò e proseguì il suo cammino.

Oscar, tutto contento, tornando a casa cominciò a pensare a quel che poteva desiderare. Ad un certo punto, il suo cavallo si mise a scalciare imbizzarrito e lui, persa la pazienza, gli urlò: “Vorrei che tu ti rompessi il collo!”. Detto fatto, il cavallo cadde per terra stecchito. Oscar aveva espresso il primo desiderio! Rimasto di stucco, si consolò pensando che gliene restavano altri due. Siccome era molto avaro, tolse la sella e le altre bardature e se le caricò sulle spalle per portarle a casa. Il sole picchiava sulla sua testa; lui sudava e, per l’affanno, non riusciva a pensare agli altri desideri da esprimere.

Ad un certo punto, si ritrovò stanco e si arrabbiò pensando che Lina se ne stava comodamente a casa a non far nulla, mentre lui stava faticando: “Uffa!”, esclamò, “vorrei che Lina fosse seduta su questa sella e non potesse scendere”. E in un attimo: puff! La sella sparì. Oscar fu percorso da un brivido di disperazione perché capì che il desiderio che aveva espresso si era realizzato!

Allora, in preda al panico, si mise a correre verso casa. Trovò Lina appollaiata sulla sella, piangeva inconsolabilmente strillando: “Fatemi scendere!”. “Dai Lina”, provò a dirle il marito: “adesso esprimo il desiderio di avere tante ricchezze, contenta?”. “Che me ne faccio delle ricchezze se resto bloccata quassù?”, rispose lei, e Oscar, amareggiato e deluso, capì che l’unica cosa sensata da fare era quella di usare l’ultimo desiderio per far scendere la moglie dalla sella.

Alla fine di questa storia, Oscar e Lina restarono con un palmo di naso, mentre Camillo e Betta vissero nella loro casa felici e contenti!

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