Il sogno di Alice
Elena Giulia Ghelardini
Ora siamo alle prese
con Alice e il suo paese.
Se ve la devo dire tutta
questa fiaba mi par brutta,
ma scusate voi questo mio vizio
d’esprimer sempre un giudizio.
A voi bimbi il giudicare
ciò ch’io devo sol raccontare.
Tra ciò che fu vero e ciò che fu illusione
confesso di far un po’ confusione,
spero possiate perdonarmi
tutto non riesco a ricordarmi
ma son certa cominciò
con Alice che s’addormentò.
Si ritrovò rimpicciolita
con un fungo tra le dita
e così tanto piccolina
varcò una bassa porticina
poi si perse in un bel prato
seguendo un coniglio affannato!
«Vorrei solo un consiglio!»
urlò Alice al Bianconiglio
«Non mi posso proprio fermare!
altrimenti potrei tardare… »
«Nessuno qui ti capisce!»
disse la voce d’un gatto a strisce
«Come ritrovo la mia via
in questo paese di fantasia?
E quei due pazzi là cosa fanno?»
«Festeggian il lor non compleanno!».
E così dicendo pur sparisce
quel gatto viola con le strisce…
«Avvicinati bambina
e prendi con noi una tazzina!
Qui noi siam solo un paio
lui un mio amico, io il cappellaio!».
E tra tanti auguri fatti
al tavolo eran tutti matti.
Come ho detto non ricordo la parte
in cui Alice incontrò le carte…
ma ad un certo punto la bambina
andò alla corte della regina
che tanto per cambiare
la voleva ammazzare!
Avrete ormai imparato
con tutte le fiabe che v’ho raccontato
che la cattiva antagonista
odia sempre la protagonista.
Qui il racconto non è intenso
perché nei fatti non ha senso.
Non avrete voi dimenticato
che Alice ha solo un po’ sognato
e così finisco di raccontare
con una frase, un po’ per scherzare:
essendo al termine ormai giunta
la morale può esser così riassunta:
«Chi è nel paese della meraviglia,
i pesci certo non li piglia!»