La nonna

Ugo Ghiron

nonna

Diceva un tempo la dolce nonnina:
“C’era una volta una buona regina

e bella… Oh, bella fra tutte le belle!
D’oro i capelli, per occhi due stelle”.

Seguìano attoniti i bimbi, nel loro
sogno, la bella dai bei crini d’oro.

Diceva un tempo la dolce nonnina:
“C’era in un bosco una fata piccina,

la più piccina di tutte, di tutte
e la più brutta di tutte le brutte”.

Oh come brutta ghignava e sdentata
ai bimbi intenti la piccola fata!

Diceva un tempo la dolce nonnina:
“C’era il reuccio, cammina cammina,

che notte e dì non sostava un momento.
e più veloce correva del vento”.

Stupiti i bimbi inarcando le ciglia,
via col reuccio volavan le miglia.

Diceva un tempo la dolce nonnina:
ma or più non empion la vecchia cucina

fate, regine, figlioli di re,
né san più i bimbi la nonna dov’è.

Ché c’è ancor la sua cara conocchia
lì presso al fuoco che sfrigola e cricchia,

e c’è sì ancor la sua grande poltrona,
e, tutta d’osso, una bianca corona

e un libricino di vecchie preghiere
ch’ella leggeva le placide sere,

quando bagliori di rosa e di croco
venian pei vetri a morire sul fuoco;

ma nonna no! è andata lontano,
e non ha preso i suoi bimbi per mano,

come, con quella sua bella festiva
cuffietta bianca, ogni volta che usciva.

Han detto ai bimbi che, sì, tornerà…
Proprio? Ma quando? Ma presto? Chi sa!

Forse è la neve che cade che cade,
che a nonna rende più dure le strade.

È forse il vento, che urla selvaggio,
che nonna attarda nel lungo suo viaggio.

Forse è la pioggia che senza pietà
bagna la stanca vecchina che va.

E i bimbi imploran con giunte le mani
un po’ di sole sui poggi e sui piani.

Guardan di là dal muretto dell’aia
se di lontano la nonna compaia,

tendono all’uscio l’orecchio se lieve
picchi ella, tutta coperta di neve.

Non san che nonna ha finito il cammino,
che s’è fermata a due passi: oh! vicino

tanto che ascolta dei bimbi le voci
dal bianco e triste suo campo di croci;

che tutto il giorno lì al buio, lì sola,
vorrebbe un bacio, una loro parola;

vorrebbe, quando la sera col vento
ondando palpita un’ave d’argento,

dir loro e piange, ch’è muta e non può
le dolci fiabe che un tempo narrò.

 

Immagine tratta dal libro: “Il tuo pane: letture per la quarta classe elementare” di L. Golfarelli, R. Ammannati, B. G.Bartoli (Firenze, Le Monnier, 1950)

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