La volpe Penelope

Sanja Rotim

La volpe PenelopeAlla volpe Penelope era venuta un’idea per guadagnare qualche soldo. Aveva in mente di aprire un negozio chiamato “Vendesi furbizia”, duri finché duri. Così aveva pensato e così aveva fatto. La notizia si era sparsa velocemente nel mondo faunistico. Tanti animali si erano precipitati subito davanti al negozio, impazienti di comperare. “Calma, calma, ce n’è per tutti”, diceva la volpe Penelope, “non vi preoccupate, se oggi finisce per domani ve ne procuro altra. Ho un buon fornitore, non fa mai aspettare”. Così gli animali si erano calmati un po’.

Il negozio era bene allestito, con delle scatole chiuse con i nastrini colorati, tanti vasetti di varie misure con il disegno della volpe sul coperchio e dei contenitori di varie forme e colori. “A chi prende più confezioni verrà dato un omaggio”, diceva la volpe. “A me un vasetto”, urlava il coniglio. “Per me due scatole di media grandezza”, diceva il gufo. “Se c’è un bidone, io lo prenderei”, chiedeva l’asino. “A un bidone non ho pensato, però per domani te lo procuro”. Naturalmente se il contenitore era più grande e di conseguenza il suo prezzo. Qualche animale curioso non riusciva a non aprire subito la sua scatoletta.

“Ma volpe Penelope, qui non c’è niente”, si lamentavano. “Secondo voi la furbizia si vede? Ha le gambe e le braccia? Voi continuate ad acquistare, poi vedrete che con il tempo diventerete furbi”, aveva spiegato la volpe. Così alcuni continuarono a ritornarci, altri invece avevano capito che erano stati ingannati.

“Sai, gallo, io non compro più. Quella volpe mi ha solo fatto spendere i soldi per niente. Non sono diventata furba neanche un po’. Ieri sono andata a pascolare con la mucca Clara. Lei mi ha indicato un posto, diceva che lì avrei trovato il prato migliore, mentre lei sarebbe rimasta a pascolare dove c’eravamo incontrate. Invece quel terreno dove era rimasta lei era il migliore. Mi ha imbrogliato. E io ci sono cascata”, raccontava la mucca Teresa al gallo Gianni. “Non dirlo a me. Sai che io ho un po’ di problemi con la digestione. La mia gallina mi prepara sempre delle tisane, da bere tre volte al giorno. Ma da un po’ di tempo sentivo un sapore strano, cattivo, quasi imbevibile. Mi sono lamentato con lei dicendo che la tisana non sapeva di niente, mi faceva persino venire mal di pancia. E la mia gallina mi ha detto che aveva trovato questa tisana biologica e che faceva bene alla salute, così mi sono sforzato di berla. Ma un giorno ho notato un bidone in cortile. L’ho aperto e mi sono accorto che il liquido dentro aveva lo stesso odore della tisana. Così ho capito che la gallina mi ha imbrogliato. Non aveva voglia di farmi la tisana così spesso e ne ha fatto cinquanta litri in una volta. E io stupido che le ho creduto”. “Sì, guarda, non andiamo più dalla volpe Penelope a buttar via i soldi.” Anche nel bosco i discorsi erano simili. Il coniglio raccontava allo scoiattolo come era stato imbrogliato al mercato, il contadino gli aveva venduto una carota piccola dicendo che era più buona di quelle grandi, ma non era vero. Erano arrivati alla conclusione che non bisognava più acquistare la furbizia, tanto era inutile.

Solo l’asino non si arrendeva. “Diventerò furbo, costi quel che costi”, diceva a se stesso. La volpe era già soddisfatta, aveva guadagnato più del previsto. Aveva in mente di chiudere il negozio. Così iniziò già a togliere un po’ di roba dagli scaffali. “Io sì che sono furba, la, la, la”, canticchiava. “Volpe Penelope, io non ho ancora tanti soldi. Mi sembra che con me la furbizia non abbia proprio funzionato”, si lamentava l’asino. “Non ti preoccupare. Quando mi porti i tuoi ultimi soldi, avrai nel vasetto anche un preziosissimo biglietto che ti spiegherà tutto”. L’asino corse subito a casa subito a prendere gli ultimi soldi e tornò dalla volpe tutto sudato. “Ecco, volpe Penelope, poi non mi resta più un centesimo in tasca”. “Bravo, asino. Questo è il tuo meritatissimo vasetto”. Il vasetto era trasparente e dentro c’era un fogliettino di carta. L’asino felice ed impaziente lo aprì: “Apri anche tu un negozio, vendi la testardaggine”, c’era scritto sul biglietto. Perplesso l’asino non capì. “Grazie, volpe Penelope”, “Chissà se funzionerà”, si  chiese. Si mise a camminare a passo lento, pensando al suggerimento della volta.

All’improvviso gli venne  in mente che il tasso Tommaso faceva dei disegni così belli che desiderava anche lui di avere la stessa capacità di disegnare così bene. Ma non poteva fare niente per avere lo stesso dono. “Mi sa che la furbizia è un po’ come il talento, non la puoi comperare. Ce l’hai o non ce l’hai. La volpe mi ha imbrogliato, sono stato proprio un asino”. Alla fine, aveva capito.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Dove vuoi andare?