L’albero di pesche

Francesca Fabris

C’era una volta Gustavo, un giovanotto modesto e poverissimo. Non aveva una casa né un lavoro, non possedeva campi, ma solamente un albero di pesche: dolci, succose e di un profumo irresistibile. Gustavo amava molto il suo albero, ci viveva felice e niente era più prezioso per lui. Un giorno passò una carovana.
“Vieni a lavorare con noi – disse il capo – ho bisogno di due braccia in più”.
“Non mi serve un lavoro, ho il mio albero”.
“Con i soldi che ti darò potrai comprare una casa”.
“Non mi serve una casa, ho il mio albero”.
“Che ragazzo sciocco – pensò il capo – gli offro una fortuna e la rifiuta”.
La carovana proseguì ridendo di lui.
Dopo qualche tempo si presentò al villaggio un terribile drago. Devastava i granai, scoperchiava le case, bruciava i campi: tutti vivevano nel terrore. Stufo di tanta sofferenza il re decise di fare qualcosa. Nominò un messaggero, lo fece bardare di una speciale armatura anti drago e lo mandò dalla terribile bestia augurandogli buona fortuna.
Il messaggero partì alla ricerca. Trovò il drago e cercando di avvicinarlo con le buone maniere gli disse:
“Di’ cosa vuoi e il re te lo darà, se prometti di abbandonare il paese”.
“Voglio la principessa. Portami la figlia del re e io vi lascerò in pace”.
Il messaggero sospirò e capì che non si sarebbe potuto fare nulla per scacciarlo, come poteva un padre decidere di lasciare la propria figlia ad una bestia terribile?
Il re, udita la richiesta, si allarmò e decise di mettere in salvo la ragazza. La fece portar via di notte nascosta fra le coperte di un carro. Nessuno notò la fuga, intenti com’erano a difendere case, campi e granai. Il drago però si accorse di un inconfondibile profumo di rose venire dal carro. Sollevò le coperte, rapì la principessa e fuggì veloce.
La poveretta urlava tanto che Gustavo la sentì quando il drago era ancora lontano. Allora il ragazzo scelse le pesche più mature che aveva, le sfregò una sull’altra, e un irresistibile profumo si sparse nell’aria. Intanto il drago si avvicinava.
“Voglio quelle pesche”, ringhiò la bestia con l’acquolina in bocca.
“Non te le darò mai perché sono magiche!”, rispose Gustavo.
“Dammele o ti sbranerò!”
“Te le darò se liberi la principessa. Però ricorda: la magia funziona solo se sarai a Caricablu”.
Il drago scaraventò la principessa a terra, sradicò l’albero e se ne andò di corsa in cerca di quel paese sconosciuto, senza neppure sapere quale fosse la magia.
A dir la verità le pesche non erano magiche, e Caricablu non esisteva neanche sulle mappe della fantasia, ma che importa!
Ora Gustavo non aveva più un albero, ma tante piantagioni. Non aveva una casa, ma un intero castello a disposizione, però rimase quello di sempre, felice e modesto accanto alla sua principessa.

Un commento su “L’albero di pesche”

  1. morena says:

    non mi e’ piaciuto tanto perche’: 1)e’ troppo lungo; 2)non mi e’ piaciuto come l’avete descritto questo povero e innocente albero di pesco 3)guardate che ho solo 10 anni e se non ci credete vi confermo che e’ vero e non falso morena cimaglia

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