Le tre filatrici
C’era una volta una ragazza molto bella, ma molto pigra di nome Marina, che non voleva assolutamente filare. La madre Giulia non riusciva a convincerla a stare al filatoio.
Un giorno mamma Giulia andò tanto in collera che le scappò la pazienza e la rimproverò tanto che Marina cominciò a piangere e non smetteva più.
In quel momento, sulla strada, stava passando la carrozza della Regina che fece fermare il cocchiere per entrare in quella casa a chiedere come mai la ragazza piangesse tanto che gli strilli si sentivano nella via.
La donna si vergognava di dover rivelare alla Regina la pigrizia di Marina e disse: “Non riesco a staccarla dall’arcolaio, filerebbe giorno e notte, ma io sono povera e non posso comprarle il lino che le serve”.
La regina Marinella rispose che amava molto sentire il ronzio delle ruote dell’arcolaio e disse: “Dammi tua figlia Marina, la porterò al castello e avrà lino a sufficienza perché possa filare finché ne avrà voglia”.
Giulia, la madre di Marina, acconsentì con gran felicità e la Regina Marinella portò la ragazza al castello a vedere le tre grandi stanze dove teneva il lino. Queste stanze erano completamente piene di lino, da terra al tetto, del più bel lino mai visto al mondo!
“Filami questo lino”, disse la Regina Marinella, “quando l’avrai finito tutto potrai sposare il principe Alberto, il mio figlio maggiore. Per me non ha importanza se sei povera, il tuo zelo infaticabile nel filare è una dote sufficiente”.
Marina era terrorizzata, ma non osò ribattere, in cuor suo sapeva che non sarebbe riuscita a filare il lino neppure se fosse rimasta chiusa da mattina a sera, in quelle tre stanze, per trecento anni.
Quando la regina Marinella se ne fu andata, cominciò a piangere e continuò così per tre giorni senza filare un solo filo.
Dopo il terzo giorno tornò la Regina e quando vide che Marina non aveva ancora filato niente si stupì, ma la ragazza si scusò spiegando che non aveva potuto cominciare perché si sentiva tanto triste per la lontananza da sua madre Giulia.
La Regina Marinella accettò la spiegazione, ma andandosene disse: “Da domani dovrai cominciare a lavorare davvero”.
Marina, quando fu di nuovo sola, non sapendo come fare per risolvere il guaio in cui si trovava, si affacciò sconsolata alla finestra e vide avvicinarsi tre donne: la prima con un gran piedone, la seconda con il labbro inferiore talmente grande che toccava il mento, la terza con un enorme pollice piatto.
Le tre donne si fermarono davanti alla sua finestra, guardarono in alto e chiesero a Marina cosa avesse da essere così triste.
Marina confidò il guaio in cui si trovava e le tre donne le offrirono il loro aiuto dicendo: “Se ci inviterai alle nozze e se non ti vergognerai di noi, se farai finta che siamo tue cugine e ci farai sedere alla tua tavola, ti fileremo tutto questo lino in poco tempo”.
Marina accettò con entusiasmo: “Entrate e cominciate subito il lavoro”.
Le tre filatrici si accomodarono nella prima stanza e cominciarono a filare quel bellissimo lino. La prima estraeva il lino e schiacciava il pedale della ruota, la seconda lo inumidiva, la terza lo torceva e batteva col dito sulla tavola; ad ogni battuta cadeva a terra una gran quantità di filato di lino sottilissimo.
Quando la Regina Marinella veniva a controllare, Marina nascondeva le filatrici e le faceva vedere la gran quantità di preziosissimo lino filato, tanto che la Regina non finiva più di lodarla.
Quando la prima camera fu vuota, le filatrici si misero a filare la seconda e ben presto furono vuote tutte e tre.
A questo punto le tre donne salutarono Marina e le ricordarono il loro patto: “Non ti dimenticare quello che ci hai promesso, sarà la tua fortuna”.
Quando la ragazza mostrò alla Regina Marinella tutto il filato e le tre stanze vuote, questa decise di organizzare subito le nozze con il Principe Alberto. Anche lo sposo era felice di avere una moglie così bella, abile e diligente e non finiva più di lodarla.
“Ho tre cugine”, disse Marina al Principe e alla Regina, “sono sempre state molto buone con me e io vorrei dividere con loro la mia gioia per le mie nozze, permettete che le inviti al nostro tavolo?”.
Il Principe e la Regina non avevano nulla in contrario e volevano conoscere le cugine di Marina, tuttavia quando le filatrici entrarono a palazzo il Principe Alberto si stupì del loro strano aspetto e decise di chiedere come mai avessero quelle strane deformità: alla prima chiese come mai avesse quel piede così largo e grosso e la filatrice rispose pronta: “A furia di calcare all’arcolaio”. Allora il Principe andò dalla seconda a chiedere come mai avesse quel labbro così cascante e quella rispose: “A furia di leccare il filo all’arcolaio”. Allora andò dalla terza e domandò come mai avesse un pollice così largo e la filatrice rispose subito: “A furia di torcere il filo”.
Il Principe Alberto inorridì e ordinò: “D’ora in poi la mia bella sposa non dovrà più toccare un filatoio” e così liberò Marina da quel grosso guaio.