L’elefante nella montagna

Ecco la fiaba di Rossana, che scrive per pura passione tante fiabe per bambini. I disegni che accompagnanano questa fiaba sono del piccolo Enrico. (15 novembre 2007).

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Tanto tempo fa, in un lontano villaggio di montagna, nessuno degli abitanti aveva mai sentito parlare degli elefanti. La gente del posto non sapeva nemmeno che cosa fosse, né tanto meno che forma e che dimensioni avesse quel tipo di animale. Proprio durante il periodo di Natale, però, passò di lì un circo, ed una delle gigantesche gabbie si aprì all’improvviso: era proprio la gabbia dell’elefante, che senza guardarsi indietro scappò via su per le montagne. la prima ad avvistare quell’enorme pachiderma, che se ne stava indisturbato in quei luoghi pacifici, fu una pastorella di nome Silvia, che per la paura abbandonò il suo gregge e fuggì ad avvertire gli altri. Tornando a casa, però, Silvia pensò che quello fosse un gigantesco regalo di Natale inviato dal destino alla gente di quel posto. E così, raccontò a tutti la sua incredibile storia. La curiosità della gente era grande, e per accertare se Silvia non si fosse inventata ogni cosa, due coraggiosi boscaioli di nome Checco e Pasquale decisero di addentrarsi su per le montagne, approfittando della notte e del buio. Checco e Pasquale conoscevano come le loro tasche ogni angolo del bosco, e per non farsi scoprire, non portarono con sé neanche una lanterna. L’elefante era sdraiato sull’erba che dormiva beato, assaporando la sua libertà dopo tanti anni di prigionia. I coraggiosi boscaioli vollero a tutti i costi toccare l’animale, palpando ben bene quella strana creatura dalla pelle dura e rugosa. In fretta e furia presero una scorciatoia per tornare dagli altri abitanti che li aspettavano impazienti. Il più scaltro di loro aveva trovato un libro di animali ed aveva scoperto che l’elefante non era un animale aggressivo. Nessuno però poteva comprendere come e perché un simile animale si trovasse in quei boschi. Checco e Pasquale descrissero agli altri con minuziosità come era fatto l’elefante mastodontico. Uno di loro disse che aveva toccato una zampa dell’enorme animale. Solo la zampa dell’elefante era grande come un tronco d’albero, ed era anche ruvida come una corteccia. L’altro boscaiolo, che aveva toccato la schiena dell’animale, disse che era più grande del tetto di una casa. Infine, i due boscaioli, dissero che lo avrebbero catturato proponendo di utilizzarlo per il trasporto della legna. Un animale così grande doveva essere più forte di un treno! Ma l’elefante non era mai stato abituato al lavoro duro, perché aveva vissuto sempre sotto il tendone del circo. Quando fu portato nel villaggio, l’elefante, vide le luci degli alberi di Natale e tutti quegli addobbi, e credendo che quello fosse il suo circo e che la gente del villaggio fosse una platea di spettatori, non diede alcuna prova della sua forza, anzi cominciò a fare dei movimenti strani. Nessuno capiva cosa passasse per la mente di quel portentoso animale, ma una bambina coraggiosa di nome Sara si avvicinò all’elefante e lo accarezzò. Sara staccò una pallina dall’albero di Natale e la lanciò verso l’animale. L’elefante, conoscendo molto bene quel gioco, afferrò la pallina con la proboscide, come se fosse la cosa più naturale del mondo! Sara e l’elefante giocarono a palla per un bel pezzo. Ma la gente del villaggio rimase strabiliata quando l’elefante si mise a saltellare sul pallone di Sara con la leggerezza di una piuma. Infine, per concludere il suo numero, l’elefante rimase fermo in equilibrio con la pallina sulla testa. Ci fu un applauso interminabile, e l’elefante si sentì di nuovo a casa. Quello fu il Natale più bello della storia del villaggio. Il pachiderma non fu mai sfruttato dagli abitanti del villaggio, il suo compito era solo quello di allietarli con i suoi numeri da circo alla fine delle loro giornate faticose. Oltre ad essere il compagno di giochi di Sara, l’elefante diventò il beniamino di tutti i bambini del villaggio.

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