Breus (Morvàn il nome, Breus il soprannome)
Giovanni Pascoli
Se vi piace questa poesia, dovete ringraziare Claudia (29 dicembre 2002). Era la poesia favorita di sua nonna, che la conosceva a memoria e gliela recitava sempre... La poesia racconta di un bambino che lascia la mamma per andare a fare il cavaliere. Si copre di gloria e poi torna a casa. Ma la mamma non c'è più, è morta di dolore per la sua partenza...
Leggiamo insieme: Breus (Morvàn il nome, Breus il soprannome) di Giovanni Pascoli
Viveva con sua madre in Cornovaglia:
un dì trasecolò nella boscaglia.
Nella boscaglia un dì, tra cerro e cerro
vide passare un uomo tutto ferro.
Morvàn pensò che fosse San Michele:
s’inginocchiò: “Signore San Michele,
non mi far male, per l’amor di Dio!”.
“Né mal fo io, né San Michel son io.
No: San Michele non poss’io chiamarmi:
cavalier, si: son cavaliere d’armi”.
“Un Cavaliere? Ma che cosa è mai
guardami o figlio e che cos’è saprai”
“Che è codesto lungo legno greve?”.
“La lancia: ha sete, e dove giunge, beve”.
“Che è codesta di cui tu sei cinto?”.
“Spada, se hai vinto; croce se sei vinto”.
“Di che vesti? La veste è pesa e dura”.
“E’ ferro. Figlio, questa è l’armatura”.
“E tu nascesti già così coperto?”.
Rise e rispose il cavalier: “No, certo”.
“E chi la pose, dunque, indosso a te?”.
“Chi può”. “Chi può?”. “Ma, caro figlio, il re!”.
Il fanciullo tornò dalla sua mamma,
e le saltò sulle ginocchia: “Mamma,
mammina (cinguettò), tu non lo sai!
ho visto quello che non vidi mai!
un uomo bello più del San Michele
ch’è in chiesa, tra il chiaror delle candele!”.
“Non c’è uomo più bello , figlio mio,
più bello, no, d’un angelo di Dio”.
“Ma sì, ce n’è, mammina, se permetti,
ce n’è mammina, cavalier son detti.
E io, mammina, voglio andar con loro,
e aver veste di ferro e sproni d’oro”.
La madre cadde a terra come morta,
che già Morvan usciva dalla porta;
Morvan usciva e le volgea le spalle,
ed entrò difilato nelle stalle;
nelle stalle trovò sol un ronzino:
lo sciolse, vi montò sopra: in cammino.
Egli partì, né salutò persona:
eccolo fuori, ecco che batte e sprona:
eccolo già lontano dal castello,
dietro quell’uomo, ch’era così bello.
Dopo dieci anni, dieci tutti interi,
Breus, il cavalier de’ cavalieri,
sostò pensoso avanti a quel castello.
Era fradicio e rotto il ponticello.
Entrò pensoso nella corte antica:
c’era tant’erba, c’era tanta ortica.
Il rovo vi crescea come una siepe,
e la muraglia piena era di crepe.
L’edera aveva la muraglia invasa:
l’erba copria la soglia della casa.
E l’uscio era imporrito e tristo a mo’
di tomba. Egli picchiò, picchiò, picchiò…
Ecco alfine una donna, una donna
antica e cieca, che gli aprì. “Voi, nonna,
mi potete albergar per questa notte?”.
“Albergar vi si può per questa notte,
albergar vi si può di tutto cuore,
ma l’albergo non è forse il migliore.
Ché questa casa è tutta in abbandono
da che il figlio partì, dieci anni or sono”.
Era discesa una donzella intanto,
che appena lo guardò, ruppe in un pianto.
“Perché piangete, buona damigella?
perché piangete, cara damigella?”.
“Io voglio dirvi, sire cavaliere,
io voglio dirvi, che mi fa dolere.
È un mio fratello che dieci anni fa
(ora sarebbe della vostra età),
ci abbandonò per farsi cavaliere.
Io piango appena vedo un cavaliere.
Se vedo un cavalier presso il castello,
piango pensando al mio dolce fratello”.
“Non avete la madre, o damigella?
non un altro fratello? una sorella?”.
“Nessuno… almeno ch’io li veda in viso:
son, fratelli e sorelle, in paradiso.
Anche la mamma l’ha chiamata Iddio.
Non c’è più che la nutrice ed io.
La mia madre morì dal dispiacere
quand’e’ partì per farsi cavaliere.
Ecco il suo letto presso il limitare,
ecco il suo seggio presso il focolare.
La sua crocetta porto sopra me.
pel mio povero cuore altro non c’è”.
Mise un singhiozzo il cavalier d’un tratto.
Ella il pallido alzò viso disfatto.
La damigella alzò con meraviglia
gli occhi che aveano il pianto sulle ciglia.
“Iddio la mamma ancora a voi l’ha presa,
c’ora piangete, che m’avete intesa?”.
“Ancora a me la mamma prese Iddio;
ma chi gli disse: Prendila! fui io”.
“Voi? Ma chi siete? Qual è il vostro nome?”.
“Morvan il nome, Breus il soprannome.
O sorellina, io son pien di gloria:
ogni giorno ho contata una vittoria:
ma se potevo indovinar quel giorno,
che non l’avrei veduta al mio ritorno,
o sorellina, non sarei partito!
o sorellina, non sarei fuggito!
Oh! per vederla qui sul limitare,
per rivederla presso il focolare,
per riabbracciare qui con te pur lei
le mie vittorie tutte le darei:
sarei felice, pur ch’a lei vicino,
di strigliar tuttavia quel mio ronzino!”.
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Grazie di cuore Claudia, io ho 53 anni e ho studiato questa poesia quando ne avevo 12…
Ho cercato invano in tanti libri di ritrovarla, dato che a differenza della tua cara nonna, non la sapevo a memoria… Ritrovarla mi dà tanta gioia ..
GRAZIE
Ho 62 anni questa poesia l’ho cercata tanto, ora per caso l’ho trovata da voi. Grazie Claudia… avevo 6 anni quando l’ho studiata a memoria, facevo la 2 elementare. La maestra prima ce l’ha fatta scrivere (24 pagine del quaderno di seconda elementare!) poi l’abbiamo imparata a memoria, pagina per pagina. Mio papà era orgoglioso di me, forse ero una bimba prodigio, me la faceva dire ovunque andavamo: in casa di amici, ai matrimoni, nelle feste rionali. Ora ricordo solo qualche parola… La mia gioia grande per averla ritrovata e scoprire di non averla mai dimenticata! Grazie! Grazie! Grazie!
Ha un fascino strano anche per me questa poesia, non l’ho studiata a scuola, ma l’ho letta e riletta, tanto che le prime strofe le so a memoria ancora adesso. Grazie di cuore, Claudia.
Anch’io ho cercato invano questa poesia senza trovarla,per me è un ricordo di quando ero bambina e che studiavo insieme a mia sorella. Vi ringrazio tanto,tanto!
ho 54 anni ho studiato anchio questa poesia in seconda elementare e dopo averla scritta sul quaderno l’ho imparata a memoria ancora oggi ricordavo a memoria la prima parte con immenso piacere l’ho riletta tutta. grazie
grazie per averla pubblicata, anche io l’ho studiata a memoria, ma l’autore chi é? credo sia un anonimo. comunque rappresenta la poesia di quando ero bambino io e i miei fratelli la recitavamo spesso anche durante i viaggi in auto o per gioco…comunque il messaggio é molto forte ed attuale oggi soprattutto che siamo attratti da vanitá ed ambizioni trascurando gli affetti famigliari per i quali veramente vale vivere e morire.
scusate, sono ancora federico, ho messo un post il 6 agosto per commentare la poesia, volevo solo dire che nel testo pubblicato da claudia il 29 diciembre 2002 c’è una omissione di 2 versetti all’altezza del versetto 79 e 80, ovvero il testo originale sarebbe:
“Nessuno… almeno ch’io li veda in viso:
son, fratelli e sorelle, in paradiso.
Anche la mamma l’ha chiamata Iddio,
non v’é piú qui che la nutrice ed io.
La mia madre morì dal dispiacere
quand’e’ partì per farsi cavaliere…
grazie comunque per il lavoro svolto, siete fantastici!
Ho 33 anni e la mia maestra ci fece il dono di chiederci d’impararla a memoria (solo fino alla fuga col ronzino!)
La coincidenza vuole che la mia coinquilina francese in Erasmus si chiami Morvan di cognome. 🙂
E’ una poesia antica, il peso delle parole e delle immagini sono un’emozione che da piccoli non si dimentica piu`. Grazie per averla condivisa. Nello stesso libro, c’era la storia di un diavoletto dalla pelle rossa che l’avrebbe data a una fanciulla sacrificandosi per lei. Qualcuno sa dirmi di quale antologia si trattava?
Mi chiamo Angelo Novelli, ho 66 anni e da più di 55 che la cercavo, ho cercato sempre di tenerla viva nei miei ricordi facendo emozionare le persone a me più care e o sensibili a cui l’ho sempre recitata in momenti particolari.
ormai però solo poca riuscivo a ricordarla, oggi 31-01-20014 alle ore 18 sul mio smart fone a casa di Nadia, una appassionatissima di Morvan, a via Grosseto a Piombino quando l’ho trovata, l’emozione è stata talmente grande che per leggergliela tutta intera, in 15 anni che la conosco, non ero mai riuscito a farlo, mi ci è voluto una ora, le lacrime x l’emozione mi impedivano di leggerla e recitarla.
è di Pascoli per rispondere a Fderico che lo chiedeva, e grazie anche a lui x aver aggiunto quei versi che mancavano oltre al grazie a Claudia che avendo avuto una mamma simile a me, gli a dato la possibilità di pubblicarla e far contenti tutti noi a cui piace. ciao alla prossima……….che comunque x me non potrà certo superare questa in fatto di emozioni
Grazie Claudia e grazie anche alla tua cara nonna. Questa poesia me la recitava , con sentimento, mio padre Domenico e mentre l’ascoltavo vedevo le lacrime scendergli lungo le guance. Anche oggi nel rileggerla provo una forte emozione. Vorrei consigliare a chi è teso e si sente “imprigionato” nel ritmo frenetico della vita quotidiana di fermarsi un istante e di leggere questa poesia. Buona giornata
Buongiorno a tutti!
Grazie a Federico per l’importante contributo che confermo: i due versi sulla nutrice sono corretti come li ha aggiunti.
Anch’io ho studiato questa poesia da bambina (grazie a mia madre che amava leggermi le poesie di una sua vecchia antologia) e ancora oggi (a quasi 30 anni) la so tutta a memoria.
Mi permetto dunque di fare alcune osservazioni su piccole sviste ed errori di battitura, in modo che chi vorrà potrà godere del testo corretto.
– “Giovanni Pascoli” (non Giovanno)
– “no, cavaliere non poss’io chiamarmi,
MA cavalier sì: son cavalier d’armi”
– “Rise e rispose il cavalier: “No, certo”.” (c’è un punto e virgola di troppo)
– “La madre cadde a terra come morta” (non “a terra cadde”… ma di questo non sono sicurissima)
– “Egli partì, né salutò persona”
– “Ecco alfine una donna, una donna
antica e cieca che gli aprì” (“ecco” non viene ripetuto [anche per via della metrica])
– “Era discesa una donzella intanto, (‘intanto’ è una sola parola)
che appena lo guardò, ruppe in UN pianto”
– “Voi? Ma chi siete? Qual è il vostro nome?” (“qual” senza apostrofo!)
– “Per RIabbracciare qui con te pur lei”
Saluti a tutti!
Grazie per le puntuali osservazioni! Abbiamo subito provveduto a fare le dovute correzioni! Siamo sempre felici quando i nostri lettori ci danno una mano a rendere il nostro servizio sempre migliore! Alla prossima!
ANCHE IO ho studiato breus alle elementari quasi tutta a memoria e ancora la ricordo. ho 75 anni e la recito insieme a mia zia che ha ben 92 anni
Ho cercato questa poesia perchè la mia nonnina, quasi centenaria, che per pochi mesi non ha festeggiato il secolo, ha scritto un quaderno con le sue memorie. Fra queste tante poesie imparate alle elementari che la mia nonna ricordava molto bene a dispetto degli anni. Non decifravo alcune parole della nonna e così ho cercato il testo su internet.
Oggi, a sessantuno anni, mi sono tornati in mente per caso due o tre versi di questa poesia che mia madre mi recitava da bambino. Grazie Claudia
In quale raccolta di poesie del Pascoli si trova Breus? Quando la scrisse? Per caso la scrisse in latino e fu tradotta poi? (cosa frequente). E’ difficile trovarla in antologie pascoliane. Io la studiai a memoria in quarta elementare e l’ho ritrovata adesso, per caso. Grazie Claudia. Se hai qualche risposta alle mie domande te ne sarò grato.
Gentile Enrico, purtroppo non sappiamo rispondere a tutte le tue domande. ma facendo una ricerca in rete ho trovato delle informazioni interessanti. Giovanni Pascoli trovò questo testo nel volume Barzaz Breiz (Canti dei bardi di Bretagna), raccolta di canti curata dal Visconte Hersat de la Villemarqué in epoca romantica. Si presume che Pascoli l’abbia riscritta, più che semplicemente tradotta. Spero che queste informazioni ti siano utili!
Salve, sono Alberto
Ho studiato questa poesia alle scuole elementari (3) ma ricordavo che l’autore fosse ignoto.
Volevo ringraziarvi per questa poesia che trovo sua stupenda
Grazie mille! E’ bellissimo averla ritrovata! Alle elementari era come un incubo, ma oggi, che ancora so ripetere a memoria alcune sue parti, ringrazio la scuola che allora sapeva insegnare ai ragazzi ad usare il cervello e la memoria, attraverso lo sforzo e la fatica. Grazie Claudia!!
Anche io ho 55 anni e l’ho studiata nelle elementari. Come leggo dai vostri commenti, ritengo che sia una poesia “magica”. Una volta che l’apprendi vai poi a ricercarla e la rispolveri. Io la conosco tutta a memoria e ogni tanto, come oggi, mi piace ripassarla ricordando cosi la mia infanzia e la mia maestra che ce la faceva anche interpretare. L’ho dedicata ad un ragazzo che per una rievocazione storica, indossava un’armatura e l’ha molto gradita. Grazie a voi dei bei ricordi…
Claudia ho 76 anni e : malgrado questa poesia fosse lunghissima, malgrado non mi piacesse leggere e malgrado l’insegnante non ce l’avesse assegnata; la lessi più volte, non so perchè ma mi piaceva e continuavo a leggerla. Imparai i primi versi a memoria, ma non ricordavo chi fosse il poeta, quindi impossibile trovarla. Oggi, nonna, ho dovuto cercare una poesia per un nipotino scritta malissimo, con internet sono riuscita a trovarla, ho pensato di cercare questa con i primi versi imparati volontariamente e, con grande meraviglia, grazie a te, l’ ho trovata e ti ringrazio tantissimo. Come allora, la leggo e la rileggo e verso un mare di lacrime. forse sono masochista boh! di nuovo grazie
pina
C’è un momento nella vita, dove certi ricordi ritornano insistenti e ti metti a pensare su alcuni passaggi della prima fanciullezza. Sono mesi che mi arrovello nel ricordare questa poesia, della quale ricordavo il titolo e qualche rima. Debbo ringraziare Claudia, e quindi la nonna di riflesso, perchè mi ha riportato in 5° elementare, dove a quei tempi, si doveva imparare a memoria tutto il testo. Non era facile, ma ce la facevamo. Altri tempi, altre regole, altra scuola. Qualcuno di voi vuole provare a far imparare a memoria
questa poesia ad un ragazzino di 10/12 anni? Tutti ci riderebbero in faccia, insegnanti compresi, che forse non la conoscono neanche. Eppure, non eravamo dei geni………
Mi è riaffiorata alla mente, in questi giorni, dopo tanto tempo, la bellissima poesia “Breus” che ho studiato e proposto anche ai bambini. Al di là di qualche svista, già segnalata, mi sono accorta che mancano due righe.
Dopo “son fratelli e sorelle in paradiso”:
“Anche la mamma l’ha chiamata Iddio.
Non c’è più, che la nutrice ed io”.
Grazie Amalia! Abbiamo provveduto ad aggiungere i 2 versi mancanti!
Ho imparato questa poesia quando avevo 7 anni. Se posso dare un consiglio utile, la ho ritrovata via Google. Il titolo e ricerca. Così ho trovato diverse poesie e testi di canzoni. Spero che questo sia utile per qualcuno..
L’ho studiata anche io alle medie e me la ricordo ancora mi ha fatto piacere rivederla dopo tanti anni xche non ho piu il libro grazie
Grazie per questa bellissima poesia che ho studiato a memoria alle superiori. Bei tempi lontani!
Ero piccolo, forse la maestra o professoressa ci aveva dato questa lunga poesia da studiare ed imparare a memoria in due tempi diversi.
Ricordo ancora come se fosse oggi che avevo un forte raffreddore.
Quindi in quei 3 giorni di malattia a letto ho impatto tutta la poesia di Breus.
Tutt’ora ancora la ricordo, adesso ho 69 anni compiuti.
Quando la ripeto a qualcuno con la mia primordiale estrazione… vedo che ad alcune persone escono le lacrime dagli occhi
65 anni fa avevo 9 anni quando un mio fratello più grande che faceva le medie me la lesse, me ne innamorai, la imparai subito a memoria. È stata per me la più bella poesia della mia vita. L’autore è Giovanni Pascoli.
Ho 78 anni. Breus la leggeva la mia mamma a me e alle mie sorelle quando eravamo piccole. La prima parte la ricordo ancora a memoria. Cercando in internet l’ho trovata e riletta con tanta emozione.
Non ricordavo che fosse di Pascoli.
Sono contenta di averla ritrovata e riletta: mi ha riportato indietro nel tempo quando non leggevamo sul cellulare ma ascoltavamo la voce della mamma o della nonna che recitavano a memoria le poesie o i racconti del loro cuore. Grazie.
Gvv
Oggi ho letto questa commovente poesia alla mia nipotina Eloisa e le ho raccontato che io la studiai a memoria quand’ ero in seconda media. La Prof di italiano ce ne aveva data da studiare solo una parte perché era troppo lunga, ma io la studiai tutta e all’interrogazione presi un bel dieci. Amavo tanto la poesia e memorizzavo facilmente. Divenuta insegnante elementare la inserii in una drammatizzazione ambientata nel Medioevo dal titolo” Quando si viveva nel castello”. Oggi che sono in pensione ed ho 77 anni riguardo la videocassetta e mi commuovo ancora. Consiglierei i miei colleghi di continuare a far studiare a memoria le poesie..un patrimonio che non andrà perduto nel tempo!
grazie claudia mi hai riportato 45 anni indietro.. questa poesia l’ho studiata alle elementare e ho ancora il libro di quell’anno..la sò ancora oggi a memoria. è stato bello rileggerla vedere che come me c’è tanta gente la ricorda con piacere
Mia mamma la recitava la sera quando eravamo vicini al braciere negli anni 70
La conosceva a memoria
Credevo di essere uno dei pochi che conoscono questa poesia, ma scopro con gioia che molti la conoscono e la ricordano. La lessi e l’imparai per me (senza alcuna imposizione esterna) quando frequentavo la seconda media. La scoprii nel grosso volume dell’antologia di italiano e me ne innamorai. Col tempo ritrovai Morvàn-Breùs in Marinella di De Andrè, in Gattamelata, in Colleoni, in Giovanni Acuto. Ma ritornava ancora con i Carmina Burana insieme a Walter von Vogelweide, con Li vidi tornare di Tenco, con la Walchiria di Wagner. Una ventina d’anni prima della fine dello scorso millennio volli regalare al mio paese d’origine una fiaba che ammantasse di leggenda e di mistero l’estesa piana del Po maestoso. Chiamai quella composizione “Favola padana”. Comincia con le parole: Ritornava Breùs …
Io questa poesia non me l’ hanno mai fatta studiare ma ,avendola letta più volte sulla mia antologia, l’ avevo imparata a memoria da solo ed ancora me la ricordo tutta , a parte qualche rima che ho ritrovato ora(sono passati quasi ottant’ anni). E’ ,se vogliamo, un po’ kitsch ed alquanto poco realistica: Morvan, ragazzino che chiama ancora sua mamma “mammina” in soli dieci anni diventa “il cavalier dei cavalieri”. La sorellina non lo riconosce, il “cavalier dei cavalieri” che deve aver ammazzato non si sa quanti nemici …singhiozza al solo ricordo della mamma morta, si presume per cause naturali. Rimane lo stile mite e toccante di Giovanni Pascoli.
Che bello ritrovare questa poesia! Mi è venuta in mente passeggiando per la campagna stamattina e passando davanti ad un rudere ricoperto d’edera e sterpaglie. Ero con il mio nipotino e ricordavo a memoria alcuni pezzi. Ho 72 anni e l’avevo imparata da bambina, sui 6/7 anni dalla mamma di un mio amichetto. La recitavamo insieme, tenendoci per mano e chi ci ascoltava si stupiva, perché era lunga. Mi ha sempre commosso e riesce ancora ad emozionarmi! Grazie davvero!
Poesia bellissima che mio papà (1920) aveva studiato al Ginnasio sul libro di testo ‘Fior da fiore’ (libro che custodisco gelosamente) e che ogni tanto recitava tra le lacrime. Grazie
Sono contentissima di averla trovata, ho 79 anni e l’avevo studiata diciamo quasi settantanni fa e mi piaceva tantissimo Quando la leggevo la vivevo come un film
vedevo il bambino foresta cavaliere mamma sorella e castello musica colori e profumi…
Che bello averla ritrovata! Ho 67 anni, mia madre era una maestra e me la recitava quando ero piccolissima. Mi sembrava di vedere i protagonisti vivi e palpitanti davanti ai miei occhi. Grazie per le emozioni tornate alla memoria.
Ho 76 anni ed ho studiato a scuola questa meravigliosa poesia. La ricordavo tutta, tranne le ultime righe. L’ ho sempre recitata ai miei figli quando erano piccoli e ne rimanevano affascinati. Quando sono triste e mi vengono strani pensieri, ancora oggi la recito a me stessa provando una grande emozione e allo stesso tempo mi rilassa rievocando i ricordi della mia giovinezza.
Bella poesia, io ho sempre amato Giovanni Pascoli.
Questa poesia l’ho letta solo due volte, avevo 9 anni, ora ne ho 65 ; mi piaceva tantissimo e avendo una buona memoria non ho trovato difficoltà a impararla. Me la ricordo tutta, perfino la punteggiatura.
Grazie, per me è stato ricordare un po’ la mia infanzia e il mio caro nonno che voleva la recitassi solo per lui.
Mi chiamo Angela
Per gli amici e colleghi di Firenze Hangy
Grazie Grazie di cuore a tutti
Sono Marisa, ho 76 anni. Ho studiato Breus in prima media. Grazie alla mia mitica prof. di lettere che era contemporaneamente direttrice del piccolo teatro di Savona.
Con lei abbiamo imparato anche dizione e recitazione e questa in particolare ce la faceva recitare in quattro. Ognuno una parte. Proprio l’altro giorno mi è venuto in mente di recitarla a mio nipote di nove anni che è rimasto incantato. Ma come fai nonna a ricordartela
tutta? Mi ha chiesto.
Ed io invece mi chiedo ma come mai in questi ultimi anni gli insegnanti di ogni ordine e grado hanno ritenuto la poesia così tanto superflua da cancellarla dai programmi. Secondo me
sia la versione in prosa, sia la ricerca del significato dei vocaboli, sia l’esercizio della memoria sono imprescindibili dalla formazione scolastica. Vorrei aggiungere ancora una cosa se permettete a proposito di Breus.
Tempo fa vidi da un corniciaio un lunghissimo papiro egizio sul quale lui aveva scritto un’altra lunghissima poesia : Sant’ Ambrogio. 110 versi. Accanto una striscia uguale ma vuota. Mi spiegò che avrebbe voluto scriverci Breus ma non la trovava da nessuna parte. A quel punto sono intervenuta io, con la mia memoria e ho reso felice il corniciaio.
anche mia madre me la raccontava quando ero piccola, e ci metteva tutta la passione… io non la so a memoria ma negli ultimi giorni di Aprile, quando lei stava lasciando questo mondo, l’ho trovata qui da voi e gliel’ho letta con tanto amore… grazie davvero per questi momenti che ricordero’ con affetto.
Raffaella
Quando Ero piccola mia mamma Me la raccontava sempre. Lei La sapeva a memoria e quando aveva 97 anni ed era in casa di riposo aveva stupito tutti recitandola A memoria come Quando lo faceva con me ed era una giovane mamma. Ho sempre amato questa poesia che mi riporta i tempi in cui Ero bimba.
Ho studiato la poesia a memoria in 1^ media. In parte ne ricordo ancora diverse strofe, in particolare le prime. Ho avuto difficoltà ritrovarla sull’web.
Deve essere una virtù delle mamme… anche la mia me la recitava a memoria.. ancora oggi leggerla mi dà delle forti emozioni…penso perché parla di una separazione… e le separazioni sono uno dei temi più grandi nella vita di ognuno… Grazie quindi… grazie di cuore
Ho la tenera età di 83 anni ed una sorella di 78anni; nostro nonno paterno, letterato e studioso di Pascoli nonché docente di letteratura italiana, fin dai primi anni del dopo guerra ci leggeva ,tra le altre poesie, Breus ed ancora oggi amiamo declamarla,con forte emozione, sotto forma di duetto.Viva la poesia!
Era una poesia che ho imparato da bambino, oggi ho 65 anni ed ancora mi commuove. Quando la ripetevo a mia madre (che n’era innamorata), a volte, non riuscivo a trattenere le lacrime. Ancora oggi, quando sento il bisogno di riflettere sul distacco, sulla morte, la rileggo volentieri.
nell’anno 1962 frequentavo la terza media presso il Collegio “Angelo Custode” a Rovigo e, dovendo preparare una poesia da dire all’esame, mia madre mi insegnò questa: Breus anche se non rientrava tra le poesie richieste per l’esame. quando recitai la poesia, ricordo che la commissione d’esame rimase sconcertata e mi chiesero dove avevo letto quella poesia: da nessuna parte risposi, me la insegnata mia madre! e fui promosso.
Nell’anno 1952 in collegio dai salesiani a Lanzo Torinese mi fecero imparare questa poesia: ce ne è cavalier son detti. Provando a digitare sul cellulare e poi sul MAC l’ho trovata e salvata dopo 71 anni che tornava nei miei ricordi. Viva Google.
E Viva Filastrocche.it! 😉
ho 71 anni ho imparato a memoria questa poesia quando ero solo una bambina, ricordo ancora alcune parti a memoria e ora che l’ho ritrovata tutta intera sento ancora le lacrime che spuntano nei miei occhi come allora. Grazie
Questa poesia me la declamava mia madre, la sapeva tutta a memoria, ora ha quasi cento anni e la ricorda a sprazzi e allora io gliela leggo qui.
Questa poesia me la declamava mia madre e la sapeva tutta a memoria, ora ha quasi cento anni e la ricorda a sprazzi e così io gliela leggo qui e la accompagno
Mia Nonna Concettina me la raccontava da bambino quando doveva darmi da mangiare ed era bellissimo perché mi faceva sognare mondi di cavalieri e dame, così come fantastico è stato il ritrovarla dopo oltre 55 anni! Non sapevo fosse una poesia di Pascoli, GRAZIE INFINITE per averla riproposta! Finiva sempre che mia nonna si commuoveva per il ritorno del figlio e io avevo oramai finito di mangiare e andavo a fare nanne. Così come mia Mamma mi raccontava la storia di Zorro che, regolarmente, finiva con il Sergente Garcia che riceveva il “Fellone buono a nulla, dieci anni di prigione!”. GRAZIE GRAZIE GRAZIE per la storia di Morvan e Breus il soprannome ❤️❤️❤️❤️❤️