Rio Bo
Aldo Palazzeschi
Leggiamo insieme: Rio Bo di Aldo Palazzeschi
Tre casettine
dai tetti aguzzi,
un verde praticello,
un esiguo ruscello: Rio Bo,
un vigile cipresso.
Microscopico paese, è vero,
paese da nulla, ma però…
c’è sempre disopra una stella,
una grande, magnifica stella,
che a un dipresso…
occhieggia con la punta del cipresso
di Rio Bo.
Una stella innamorata!
Chi sa
se nemmeno ce l’ha
una grande città.
Fonti delle Immagini:
“Campane a festa: letture antologiche per la classe quarta” di Angelo Favretto (Milano, La Prora, 1949)
“Fiori sul sentiero: letture per la classe quinta elementare” di Pietro Caccialupi e Ernesto Barilli (Milano, La Prora, 1949)
Fantastiche e memorabili poesie della mia infanzia ,!
– Bellina la poesia, ogni tanto mi torna alla mente e mi ricorda i bei tempi delle elementari… ben 70 anni fa!
Ricordo con amore, la maestra mi fece disegnare su un foglio squadrato il paesaggio, e il disegno doveva sembrare una foto del paesaggio, io chiudevo gli occhi ed immaginavo il piccolo paese… che dolce ricordo
È bello ricordare questa innocente grande poesia che ho imparato all’età di 6 anni nel 1967. Ho studiato scuola elementare alla Colegio Italia fondata da padre Giuseppe Borgia qui a Città del Messico.
Che ricordi meravigliosi… La imparai a memoria durante la terza elementare nel 1993. Avevo nove anni.
Bellissima poesia, vorrei tutt’ora vivere in questo paesino, dove il vento fa ballare la punta di questo cipresso, ovviamente innamorato della stella più bella..
Anche a me ricorda l’infanzia. Mi chiedo ora come mai Palazzeschi abbia scritto “ma però…..” che è un po’ brutto….
Salve Sabina! Io direi che è una licenza poetica, per aiutare un po’ la rima 🙂
Il “ma…però” va letto staccato in riferimento a “Rio…Bo”, non è brutto affatto, è musicale.
Lo stesso vale con: “Ci-presso”, “Di-presso” e di nuovo, “Ci-presso”.
E ancora “Chi sa”, “ce l’ha”, “città”. Si tratta di una poesia in cui vale più il suono che il senso.
Con una poesia così dolcemente infantile e sognatrice è giusto utilizzare un linguaggio infantile per abbracciare il senso stesso della poesia
Quando me la ripeto a memoria mi immagino che dopo “un vigile cipresso” ci sia “accanto al campanile”. Allora il ricordo dell’infanzia, la sensazione di pace e di serenità, la bellezza di questa piccola parte di mondo, mi fa venir voglia di starci di casa.
Il Rio bagna Rio Bo, un torrente di lucci, carpe e trote e salmoni, tutti i riobesi amano i pesci, di rio e di mare, hanno eretto il monumento alla razza, protestano con quei discoli di Moli e Nari che insistono che la razza non esiste, si facessero una passeggiatina subaquea,
Me la insegnò mio zio Dino quando avevo sei anni, oggi se n’è andato, chissà forse lassù ha trovato il piccolo paesino, rio Bo e la stella, ciao Dino!
LA POESIA E LA MIA INFANZIA. L’ HO STUDIATA NEL 1937. LA RICORDO E LA RIPETO ANCORA CON TANTA NOSTALGIA.
Rio Bo è una delle poesie che il maestro Francesco Ferlisi ci fece studiare in quarta elementare (eravamo già grandetti) nell’anno scolastico 1959/60 a Siracusa (Elementare primo circolo via dei Mergulensi, Siracusa)