Il grande serpente di mare
Hans Christian Andersen
C’era una volta, nel profondo oceano blu, un piccolo pesciolino di nome Arturo. E badate bene bambini: era l’ultimo fratello di ben 1800 pesciolini! La sua era una di quelle grandi e numerose famiglie dove si vive tutti in allegria: e loro pensavano solo a divertirsi, a nuotare e a mangiare, nient’altro! Davvero una bella vita spensierata, insieme a tutti quei fratelli e sorelle!
Ma accadde una cosa che avrebbe cambiato per sempre la vita al nostro piccolo amico. Era una calda giornata di sole, quando nell’acqua cristallina dell’oceano, ecco cadere una “cosa” nera, lunga, lunga che non se ne vedeva la fine! Immaginate lo scompiglio tra i nostri piccoli amici… Immediatamente il branco di pesciolini si disperse: chi nuotava da una parte, chi dall’altra. Anche gli altri pesci del mare ne ebbero paura…nessuno sapeva che cosa fosse quel “serpente” nero sprofondato nel mare!
E voi invece bambini sapete che cosa era? Ebbene si trattava di uno di quei cavi sottomarini che servono a collegare i vari computer nel mondo, in particolare dal continente europeo a quello americano. Ma gli abitanti del mare, ahimé, non potevano saperlo e tanto meno Arturo con la sua numerosa famiglia!
Questa nuova presenza nel mare provocò la dispersione di tutti i suoi fratelli e sorelle. Solo dieci di loro rimasero insieme ad Arturo, che osservava questo nuovo arrivato con una certa curiosità: “Dai Arturo, andiamo via! Lasciamo perdere!”, dicevano i suoi fratellini e sorelline. Ma il nostro piccolino aveva un coraggio da leone e decise di risolvere il mistero. Così convinse gli altri a nuotare verso la superficie per cercare di capirne di più. Lassù incontrarono un delfino, che non seppe aiutarli. Ma si sa che i delfini pensano solo a fare i loro esercizi ginnici di salto in alto. Quindi si rivolsero ad una foca, che sembrava molto saggia, di nome Clara.
Beh bambini, voi certamente sapete che le foche i pesciolini se li mangiano, ma quel giorno, fortunatamente, ella aveva già soddisfatto la sua fame. E difatti così rispose al pesciolino: “E’ una cosa che appartiene agli uomini, sapete, quelle creature che vivono sulla terra ferma e che cercano sempre di catturarci. Ebbene, era di loro proprietà e sono stati loro a buttarla in mezzo al mare”.
Tutti rimasero impressionati. Ma ad Arturo la risposta di Clara non bastava e, così, decise di scendere nelle acque più profonde per capirne di più. Si accorse per la prima volta di quanto fosse grande l’oceano: quanti pesci, alghe e piante colorate!
Avvistò la gigantesca sagoma di una balena: “Non mangiarmi!”, mormorò il pesciolino. Ma l’enorme creatura si presentò: “Tranquillo! Mi chiamo Ludmilla. Raccontami la tua storia, piccolino”. Arturo raccontò il motivo del suo viaggio e Ludmilla decise di aiutarlo. Strada facendo, strinsero amicizia con un pescecane di nome Lucio e con un pesce sega di nome Filippo e finalmente, dopo una lunga nuotata, arrivarono a destinazione.
“Eccolo, eccolo!”, dissero tutti insieme. La “cosa” nera giaceva là, in fondo al mare, e non sembrava preoccuparsi di tutta quell’agitazione. Se ne stava in assoluto silenzio, ma all’interno di essa viaggiavano milioni di informazioni, voci e storie fantasti,che non udibili all’esterno.
“Questa cosa vuole prenderci in giro!”, disse allora Ludmilla. “Già, fa troppo la preziosa!” aggiunsero gli altri. Lucio e Filippo, stufi ed offesi per il comportamento di quell’altezzoso “serpente” marino, decisero allora di distruggerlo. E difatti, sapete cosa successe, cari bambini? Partirono all’attacco tutti insieme. Che confusione! Sabbia ed alghe dappertutto!
Ma il cavo rimaneva fermo, immobile, senza curarsi di quel trambusto.
All’improvviso però ecco arrivare una grossa orca marina: “Il mio nome è Giorgia e sono uno dei pesci più intelligenti del mare! Ascoltate me: questa cosa appartiene solo agli uomini e non ha vita. Quindi non litigate e non cercate di combatterla. Lasciatela in pace! Non potrete ottenere nulla da lei!”.
Ma Arturo invece intuiva che quel serpente era vivo, eccome. Come quasi ogni cosa creata dagli uomini, era potente ed ingegnosa. Aveva ragione: quel lungo silenzioso serpente in realtà metteva in contatto persone lontane da una parte all’altra del mondo! Il nostro amico, pur essendo il più piccolo di tutti, aveva capito quello che gli altri non avevano colto. Arturo se ne tornò quindi verso casa, dove ritrovò i suoi molti fratelli e sorelle, contento di avere scoperto una nuova meravigliosa “creatura” marina.
Ma come fa ad essere una storia di Andersen questa? Che parla di cavi di computer sotto Marino?
La fiaba che trovi qui è liberamente tratta da una fiaba di Hans Christian Andersen. Significa che noi abbiamo letto il testo originale e l’abbiamo modernizzata un po’. Così il cavo del telegrafo, citato nella fiaba originale, è qui diventato il cavo che collega i computer tra loro. Grazie della tua osservazione che ci ha permesso di spiegare a tutti come scriviamo le fiabe per il nostro sito.