Esopo raccontato ai bambini

Esopo

Le favole di Esopo sono ancora capaci di incantare i bambini?

Noi crediamo di sì! Si tratta di testi che non perdono la capacità di affascinare e conquistare anche le nuove generazioni.

Sono tante le ragioni del loro successo:

  1. i protagonisti: animali che personificano i vizi umani;
  2. la loro lunghezza: testi brevi ed incisivi;
  3. l’insegnamento: ogni storia ha una morale.

Esopo uno scrittore senza età

Pensate un po’ che Esopo è uno scrittore greco, che è vissuto tra il 620 a.C. e il 564 a.C. circa.

A lui dobbiamo l’ideazione proprio del genere della favola.

Le sue favole possono essere una bella idea di regalo natalizio per i vostri bambini.

Intanto noi iniziamo con l’invitarvi a leggerne una che costituisce un grande classico del suo repertorio.

Volpe e uva

La volpe e l’uva

Favola di Esopo

C’era una volta Mariuga, una volpe furba e presuntuosa che, un bel giorno, passeggiava tra i boschi. Ad un certo punto, spinta dalla fame, gironzolando qua e là, trovò una vigna dagli alti tralicci.

“Ecco”, disse la volpe, “finalmente qualcosa di buono da mangiare”

Tentò allora di saltare spingendo sulle zampe con quanta forza aveva in corpo… ma nulla, non riusciva a raggiungere l’uva.

Nel frattempo arrivò Claudio, un simpatico lombrico che, in meno di un minuto, aveva percorso tutto il traliccio ed era riuscito persino a bucare un acino d’uva, rosicchiandoselo allegramente: “Che bontà quest’uva matura”.

Appena visto tutto ciò, Mariuga andò su tutte le furie e riprese a saltare ma, dopo alcuni balzi, non potendo neppure toccare un acino, pensò: “Calma”, io sono così furba, molto più in gamba di quel semplice lombrico. Non posso arrendermi! Piuttosto devo escogitare qualcosa per raggiungere quell’uva”.

Il lombrico intanto si era pappato un altro bel bocconcino e nemmeno si era accorto della presenza della volpe che si agitava sotto di lui. Dopo tanto pensare, però, Mariuga non era riuscita a escogitare niente, se non continuare a saltare a più non posso, sempre senza sfiorare quei begli acini.

Così, dopo qualche altro tentativo di salto, lasciò perdere tutto.

Mentre si allontanava triste, diceva fra sé e sé: “Pazienza, si vede che non era ancora matura, non mi va di spendere troppe energie per un frutto ancora acerbo”.

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