Raccontami una fiaba: Il topo di città e il topo di campagna
La favola che abbiamo scelto per voi questa settimana è Il topo di città e il topo di campagna, scritta dal favolista greco Esopo e ripresa dallo scrittore latino Orazio.
Un po’ di storia
Il topo di città invita il topo di campagna ad assaggiare i suoi cibi succulenti, anziché quelli poveri che ha sempre mangiato. Ma mentre li stanno consumando, sentono un terribile latrato di cani e si spaventano.
E così il topo di campagna preferisce tornare alla sua povera ma sicura vita.
Una favola, tanti significati
Questa favola, scritta da Esopo VI secolo a.C., è stata ripresa nella sesta Satira di Orazio del 30 a.c e da La Fontaine nel 1600.
Orazio elogia la vita campestre affermando di sognare un piccolo pezzo di terra con un orto e una fonte, magari anche un pezzetto di bosco.
Vivendo in campagna, afferma Orazio, è più facile accontentarsi di quello che si possiede per essere felici. Proprio come il topolino di campagna…
Esiste una versione in romanesco della fiaba, scritta da Trilussa, che si intitola Er sorcio de città e er sorcio de campagna.
Su iFiabe trovate la nostra versione con i nomi dei topolini, per poterla recitare in modo personalizzato.
Qualche aneddoto
La fiaba in questione viene spesso indicata come “apologo“, cioè come racconto breve di carattere allegorico che si prefigge un fine educativo o morale.
Nel Medioevo l’apologo è stato “sostituito” dall’exemplum, che ebbe molta fortuna anche nella letteratura del Seicento.
La Walt Disney ha trasposto questa fiaba in cartone animato nel 1936 con il nome Il cugino di campagna (The Country Cousin).
Cosa c’è da imparare
La favola insegna l’umiltà: nella vita bisogna sempre accontentarsi di quel che si ha, anche perché spesso dietro le grandi cose si nascondono grandi problemi e difficoltà.
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