Differenza tra Favole e Fiabe
Differenza tra Favole e Fiabe
Sabatino Scia
Esopo era schiavo, di origine Frigia, di aspetto deforme e per di più balbuziente; sarebbe vissuto intorno alla metà del VI sec. A.C. e secondo la narrazione di Erodoto, trascorse gran parte della sua vita a Samo come schiavo di un certo Iadmone.
Fra le città che dimorò, una delle più importanti fu Delfi e lì sarebbe stato ucciso dai delfici che lo avrebbero fatto ingiustamente reo di furto sacrilego, condannandolo ad essere precipitato dalle rupi, proprio per aver scritto contro di loro una favola!
Esopo, irritato dal loro disprezzo, e per le violente accuse di quella gente che viveva intrigando sul prestigio dell’oracolo di Apollo, lì paragonò a bastoni che galleggiano sull’acqua: Da lontano lì si crede qualcosa di importante, ma da vicino si vede che non sono niente.
Nell’ambito della civiltà romana, il modello esopico fu felicemente ripreso da Fedro (I sec. A.C.) che compose ben cinque libri di favole. Egli chiaramente capì il suo ruolo di poeta: aspirava alla gloria letteraria e si inserisce nel raffinato mondo delle lettere latine del I secolo.
Fedro nacque in Tracia e fatto schiavo durante la repressione romana fra il 13 e l’11 A.C. di Lucio Calpurnio Pisone.
Condotto schiavo a Roma entrò nella “famiglia” di Augusto, da cui fu poi liberato, prendendone per consuetudine prenome e nome.
Fedro, Gaio Giulio.
Fedro ha dato un a svolta decisiva all’arte della favola, inventando l’apologo-politico; così scrisse al suo amico Eutico: “Vuoi leggere Fedro? D’accordo, ma devi lasciare gli affari: proprio tu, Eutico, che non mi ritieni più importante di un’ora della tua vita di uomo d’affari. Sono certo che…
Eutico egregio, dimenticavo di dirti come nacquero le favole. Fu una trovata degli schiavi per dire agli altri il fatto loro: ci misero tutto il loro cuore. C’era beffa, scherzo e sottigliezza. Era uno spunto; io ne ho fatto un’arte. Ho pensato di più. Ho avuto care cose che mi hanno rovinato. E chi mi accusò? Seiano. Chi testimoniò? Seiano. Chi giudicò? Seiano. Fosse stato un altro, direi di meritarmi i guai. E’ chiaro: chi sospetta delle mie favole, ha la coda di paglia, anzi , si scopre stupidamente. Parlo per tutti, lo protesto! Non parlo di persone, ma della gloria. Non l’ebbe Esopo il frigio, Anacarsi lo scita? Io sono anche più greco di loro, sono compatriota di Lino e di Orfeo che fecero miracoli. L’invidia? E chi più la teme? Intanto mi stai leggendo. Giudicami con cuore puro. Io chiedo questo”.
Con Fedro la svolta fu decisiva; facendosi romano l’apologo non mutava solo di lingua ma di civiltà, passava dal mito alla storia e alla cronaca, dall’idea al ritratto, dall’antico al moderno.
Fedro, nelle sue favole, urlava nomi!: Seiano; Livia, sorella di Germanico, nuora dell’imperatore Tiberio e, secondo Tacito, assassino di Druso; Seiano è la biscia d’acqua nella favola “Sopportare il bene” ; problemi di province romane: intrighi e ruberie sono nascoste in alcune favole; la fredda, epilettica vita di Caligola, non priva di umorismo, poteva farlo somigliare al serpe, animale complesso e misterioso; la vipera Caligola che avvelenò il vecchio imperatore; il nudo sadismo della favola ha senso se si ricordano realtà memorabili: si può pensare all’uso di Caligola di far assistere i genitori al supplizio dei figli: “L’orribile nibbio”.
Nelle favole di Fedro gli animali non sono quasi mai maschere, ma sembrano ombre deformate di uomini.
Oltre a questi due “giganti”, molti altri autori di minor notorietà e respiro si cimentarono, poi, nel genere: fra questi l’orientale Valerio Babrio ( II sec. D.C.), che compose favole in greco, e Avieno (o Aviano) che, vissuto nel IV sec. D.C., fu autore di 42 favole non troppo felici e né originali.
Dopo un’innegabile decadenza quattrocentesca, la favola rifiorì nel cinquecento e, nuovamente apprezzata da non pochi letterati europei; fu coltivata e amata anche dal calibro del Firenzuola e di Clément Marot.
Nel XVII secolo La Fontaine seppe rielaborare gran parte del corpus favolistico delle epoche antecedenti con grazia, finezza e malizia tutte francesi.
Nel secolo successivo La Fontaine ebbe numerosi imitatori. Il Crudeli, il Bertola, Gaspare Gozzi, il Pignotti, il Clasio, il Meli e il Casti.
Abbiamo Trilussa che si specializzò nell’apologo satirico-politico dove gli animali usano molto l’arte della retorica con la quale ingannano i piccoli animali del bosco.
Sabatino Scia, favolista moderno, possiede un talento narrativo naturale.
La sua opera, più di 2OO favole e romanzi favolistica, è fortemente realistica è l’ideologia che se ne evince è prevalentemente un’amara constatazione di rassegnazione alla consapevolezza che nel mondo ha sempre regnato e regnerà la legge del più forte e del prepotente: agli umili, ai poveri, ai sottomessi, non resta altro che provare ad eludere le ingiustizie con l’astuzia, cercando sempre, nella vita, il men peggio.
Come per Fedro, inevitabilmente per Sabatino Scia, il senso e la missione della favola coincidono: la denuncia delle contraddizioni e dei dilemmi che ci affliggono, delle storture, delle ingiustizie, dei falsi miti che la società produce, dell’ingiustizie, dei falsi miti che la società produce, dell’apparenza che prevale sulla sostanza, dell’adulazione finalizzata ad ottenere favori (L’Orso Regista); dell’ingordigia che non lascia spazio al prossimo (Il Porco); e del non saper dare il giusto valore al piccolo, che ha un ruolo fondamentale nell’ingranaggio globale (Il Molto ed il Poco); l’invidia e quindi voler imitare a tutti i costi gli altri o prenderne il posto (Il Topolino e l’Elefante); l’assurdità e l’inutilità delle guerre e l’indifferenza ai problemi del nostro prossimo (I ricordi del cane Mastino, ovvero, Mostar, paesi in guerra).
Lo stile di Sabatino Scia è diretto e semplice, è il primo autore moderno che presenta una così ampia raccolta di arguti temi favolistica, tanto che Alda Merini lo ha definito “l’erede geniale della favola antica”.