Leggende di Cusco

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Leggende di Cusco

di Sofia Gallo
Trascritte dal racconto a viva voce di Ana Cecilia Ponce Paredes
Illustrazioni di Andrea Calisi
Sinnos Editrice
2006

La leggenda del lago Huacarpay
Un tempo il lago non esisteva e al suo posto c’era un’enorme distesa di terra.
Un giorno il padrone di quella terra incappò in una pietra di grandi dimensioni. Nata come un fungo proprio nel mezzo del suo campo. Una pietra inopportuna e fastidiosa che gli impediva di arare per bene con linee diritte e parallele e di seminare e coltivare come voleva.
Quindi decise di toglierla di mezzo.
La pietra era grossa e pesante e il padrone dovette ricorrere all’aiuto del suo bestiame. Si procurò funi spesse e resistenti e legò il masso; poi legò le funi al basto dei suoi buoi e li frustò perché lo trascinassero con la loro forza.
I buoi facevano una fatica tremenda: la loro pelle dura grondava sudore e il padrone inveiva contro di loro e li frustava con più violenza.
Finalmente la pietra si mosse.
“Evviva”, gridò il padrone, ma non fece in tempo ad aggiungere altro che dall’esatto punto, in centro al campo, in cui si trovava la pietra, uscì violento uno spruzzo d’acqua che lo colpì in piena faccia. E poi lo spruzzo si fece fontana e poi rivo e poi l’acqua fu così tanta che tutto il campo fu sommerso e i buoi e il padrone annegarono e quella terra divenne il lago Huacarpay.
Ancora oggi quando c’è la luna piena si vedono delle ombre che si aggirano sulla superficie del lago e si sentono strane cantilene: sono i buoi che si lamentano perché il padrone cattivo e prepotente li ha usati per smuovere una pietra troppo pesante per loro.

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