Uffabaruffa colpisce ancora
Uffabaruffa colpisce ancora
di Annamaria Gatti
Città Nuova
I colori del mondo
2004
Uffabaruffa: rieccomi qua!
Me ne sono capitate di tutti i colori in questo ultimo periodo! Ora vorrei raccontare queste avventure a tutti quei bambini che continuano a chiedere mie notizie dopo aver letto la vicenda in un libro, scritto da un’amica… Questa volta però preferisco narrare le mie avventure di persona. Non mi fido tanto degli scrittori e non vorrei che dando il compito a uno di loro, facesse poi confusione o commettesse qualche errore…
Ne soffrirebbe la mia reputazione di STREGA… ops, volevo dire, di FATA!!!
Eh sì, sono proprio una fata e il mio nome, UFFABARUFFA, è un soprannome. Ho un vestito multicolore, con il solito tascone (che ho chiamato “borsaportatuttoquelcheserve” pieno di strumenti di…ehm lavoro); ho un cappello stellato, una vera bacchetta magica e… una scopa tutta d’oro… Una scopa? Una fata con la scopa? Sì, è la scopa di quando facevo la strega.
Ma tutto questo è già stato narrato nell’ altro libro.
Basta sapere che, grazie a un po’ di amici e alla mia incoscienza (dicono loro), sono riuscita a farmi cacciare dal Gran Consiglio delle Streghe… e a diventare una fata. Come? Basta avere una scopa-magica che annota tutte le magie buone che ti capita di realizzare e che poi le racconta alla regina delle fate…
Il problema è che fare la strega mi è sempre sembrata una gran stupidaggine… Alla fine, se non finisci in qualche forno o giù per un burrone, o trapassata dalla spada di un principe coraggioso… ti ritrovi solo un feroce mal di stomaco e chiazze verdognole sulla pelle, per la rabbia!
Bella soddisfazione. Ma tu… faglielo capire a quelle esaltate del Gran Consiglio!
Loro non fanno che ripetere:
“Tu devi fare la strega così…e cosà. E non si può fare questo… e non si può fare quello… e così ti diamo un’ultima possibilità…”
…Possibilità che io non ho certo “colto” al volo!
Ed ora eccomi qui, nel mondo delle fate.
Me lo avevano presentato un po’ troppo tenero e mieloso… invece è composto di gente “tosta”, che non perde mai il senso dell’umorismo… anche quando capita di combinare qualche guaio.
Proprio come faccio io che , in fondo, non mi sono mai sentita una vera strega.
Non c’è dubbio però che io sia una fata un po’ speciale. Per via della scopa d’oro magica, ma non solo. Vado matta per il gelato al pistacchio, per il cioccolato e, da qualche tempo, anche per la pizza, una vera merenda da fate!
Nella “borsatuttoquelcheserve” del mio vestito colorato, oltre al cioccolato e alle pizzette di riserva, ci sono sempre paletta, secchiello e tutto il resto…per costruire castelli di sabbia. Sono la mia specialità e i miei amici Dodo, Luisa, Tonio e gli altri bambini sono sempre pronti a costruire con me torri, guglie, ponti ed archi. Un giorno parteciperemo a un concorso e vinceremo il primo premio!
Oltre a loro e alla mia inseparabile scopa d’oro, ho altri due nuovi amici. Uno di questi è Buc.
Buca, cane da fate
Qui vi racconto come ho conosciuto il fedele cane Buc.
Buc non è il mio cane. Però sta sempre con me, perché il suo vero padrone non lo può tenere. … E questa è una storia semplice.
Dopo il mio esame nel mondo delle fate, superato con successo grazie alla mia scopa, ho ripreso la mia vita di sempre… con qualche piccolo cambiamento. Ho rifatto in un “batti-magia” il mio guardaroba con un sacco di grembiuloni coloratissimi: finalmente! Poi ho corretto quelle stramberie stregonesche della mia casetta: via tutti quei particolari orridi che mi avevano costretto a costruire. Così se ne sono andati anche i pipistrelli e le cornacchie… Ora la mia dimora vicino al mare ha grandi vetrate, da cui posso vedere la spiaggia e salutare i gabbiani, sempre indaffarati. I muri sono tutti bianchi, con decorazioni dorate, mentre il tetto è rosso. Tutt’intorno è un fiorire di meraviglie profumate, in ogni stagione. Anzi… c’erano i fiori. Adesso non ci sono più, perchè Buc, il cane, ha “bruciato” tutto sotto le sue zampe previdenti: infatti uno dei suoi compiti principali è, ancora adesso, sotterrare ossi per i tempi di carestia. Quindi diciamo che il giardino della mia dimora ne ha sofferto un po’.
La storia di Buc è andata esattamente così.
Un giorno qualsiasi, qualche mese fa, Dodo, Luisa, Tonio e la banda al completo mi aspettavano sulla spiaggia del loro paesetto. Alla solita ora, “armata” di tutto punto, sono volata sulla mia scopa d’oro all’appuntamento. Ma dei ragazzi… neppure l’ombra.
“Ci risiamo…” mi sono chiesta a voce alta “…che sia già ricominciata la scuola?”
Il gelataio trascinava come al solito il suo dolce carretto sulla spiaggia:
“Niente bambini oggi Uffabaruffa?”
“Niente… che sia cominciata la scuola?”
“No, no… siamo ancora in piena vacanza.”
“Aspetterò e intanto mi farò un bel castello.”
Ho incominciato, ma non riuscivo a concentrarmi e davo qua e là qualche occhiata per vedere se qualcuno si fosse fatto vivo, quand’ecco… un turbine!
Un gruppo di bambini eccitati si è precipitato in spiaggia e, cosa non secondaria, è piombato sul mio castello!
“Ohhh! Mi dispiace, Uffabaruffa! Non lo avevamo visto!” si è scusato Tonio.
“Ho l’impressione che il mio castello valga la ragione di questa calata improvvisa di barbari…”
“Oh, sì Uffa… c’è una grossissssssima novità” ha esagerato Luisa.
Cominciavo a capire. La “novità” infatti aveva fatto pipì sui miei piedi. Ma mi sono controllata: ero o non ero una fata?
“Allora vediamo questa meraviglia…”
Dodo mi ha allungato una cosina nera nera, non proprio bella… Ma provate voi a mettervi nei panni di un bambino che ha desiderato un cucciolo per anni! La meraviglia aveva orecchie esageratamente lunghe e un folto pelo nero come un cappello da strega.
“E’ un cane!?” ho chiesto perplessa.
“Certo che è un cane, è un cucciolo. E’ tuo, Uffabaruffa!”
“Mio? Io non voglio un cane per casa. E poi le fate non hanno cani… così!”
“Così come?” ha chiesto deluso Dodo.
“…Neri!”
“Ma tu sei una fata speciale!”
La scopa magica ha cominciato a dare segni di insofferenza! Se avesse potuto, avrebbe spazzato via il cucciolo, subito!
“Datemi una buona ragione perché io dovrei occuparmi di un cucciolo.”
“Beh, prima di tutto perché sei buona. Poi perché sei una nostra amica, infine perché altrimenti lo devo portare al canile…” ha spiegato Dodo. “A casa non ci permettono di tenerlo!”
Gli occhi di tutti erano su di me…Come si fa a dire di no a dei tipi così?
Ho guardato quel musetto, gli occhi dolci e ho detto:
“Ok! E’ mio.”
I bambini hanno fatto il solito balzo tutti insieme e io mi sono ritrovata stesa sulla sabbia, con il cucciolo che zampettava, trascinando le lunghe orecchie sul mio stomaco.
La scopa magica invece si è appartata offesa e delusa. Allora le ho chiesto:
“Dovevo lasciarlo andare randagio o prigioniero in qualche canile? Pensa ai bambini…So che sei una scopa sensibile , cosa farei senza il tuo aiuto?”
La scopa ha scintillato un po’: si capiva che si era convinta.
“Si chiama Buc” ha precisato Tonio frettolosamente, guardando con ansia la scopa.
“Ma è un nome… difficile per un cuccioletto…” ho obiettato.
“Dici?” ha detto Dodo. “Beh… crescerà, Uffabaruffa, Buc crescerà e il nome gli andrà benissimo!”
Ecco, così Buc è entrato a far parte della mia vita di fata. Adesso non è più un cuccioletto, si è fatto più robusto, è goloso della mia pizza e ha un fiuto formidabile.
La sola cosa difficile è fargli accettare l’altro mio nuovo amico. Non che Buc non sia un tipo socievole, anzi, come tutti i cani è un campione di simpatia. Il problema è che l’altro amico è …un gatto. Anzi… un gatto un po’ scorbutico e superbo. Un gatto da streghe! E, in particolare, Buc ha uno sviluppatissimo fiuto anti-strega.
…continua