Raccontami una fiaba: I tre fortunati

i tre fortunati

Ecco a voi una bella fiaba a lieto fine dei Fratelli Grimm, I tre fortunati, che narra le vicende di tre fratelli che vanno in giro per il mondo…la potete leggere ai vostri bambini in un giorno di pioggia, o per farli addormentare.

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Un po’ di storia

Un vecchio signore prima di morire lasciò ai suoi figli poche cose, perché non era ricco: al primo un gallo, al secondo una falce e al terzo un gatto. Cose di poco valore, ma, disse il padre: “Se imparerete a usarli con giudizio vedrete che vi saranno molto utili”. Soprattutto se fossero andati in paesi dove queste cose erano sconosciute.

Il primo girò il mondo, ma tutti conoscevano il gallo, finché non trovò un’isola dove nessuno lo aveva mai visto e glielo comprarono in oro, dandogli anche un asino in aggiunta.

Il secondo trovò tanti contadini con la falce sulle spalle, ma anche lui in un’isola lontana riuscì a farla conoscere per raccogliere il grano. E così la vendette e ottenne anche un cavallo.

Il terzo trovò un’isola dove nessuno aveva mai visto un gatto e i topi si erano moltiplicati talmente tanto che invadevano le case anche se erano abitate. Il gatto in poco tempo ripulì le prime sale del castello reale.  Il re diede volentieri quello che gli fu chiesto per avere il gatto e il terzogenito tornò a casa ancora più carico d’oro degli altri.

A un certo punto però gli abitanti della terza isola si spaventarono per il miagolare del gatto e vollero cacciarlo via. Ma per farlo abbatterono il palazzo del re! Il gatto tornò così a casa dai tre fratelli ed è ancora con loro.

Una fiaba, tanti significati

Come molte fiabe dei Fratelli Grimm, anche questa ha un fine “educativo“: in questo caso si vuole insegnare che se si usano bene i propri talenti o quello che si riceve, si può arrivare alla felicità.

I tre figli sono “fortunati” non solo perché ricevono dal padre regali che permettono loro di ottenere ricchezze, ma anche perché alla fine vivono insieme e, grazie alla vicenda del gatto, capiscono che non sono state quelle a donare loro la felicità.

Qualche aneddoto

La dea Fortuna era adorata dalle antiche popolazioni italiche, forse anche prima della fondazione di Roma, anche se i Romani ne attribuivano l’introduzione del culto al re Servio Tullio. Corrispondeva alla divinità greca Tyche.

Era rappresentata con in mano il timone della vita e con la sfera, simbolo della mutabilità e dell’incostanza delle cose mondane.

Cosa c’è da imparare

Questa fiaba insegna che anche gli oggetti più umili possono diventare dei grandi tesori, se si impara ad usarli bene.

 

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