Sexting, Social, Rete e Ragazzi. Parlarne per capire e crescere
Siete riusciti a vedere la diretta dell’incontro di stamattina nella scuola di Bari Michelangelo? Se per caso l’avete perso, però, non preoccupatevi: sempre sul sito di navigaresicuri a breve sarà possibile rivedere il video on-demand. Per chi fosse curioso di sapere com’è andata proverò intanto a farvene un riassunto, cercando di mettere in evidenza alcuni temi chiave che sono emersi, e vi assicuro che ne vale davvero la pena.
Intanto ho finalmente visto il generale Umberto Rapetto. Presentato come uno sceriffo buono a cavallo di una moto, non ha deluso le aspettative. Intanto ha una storia formidabile alle spalle di indagini ed inseguimenti su web di veri e propri pirati dai nomi leggendari. Il più famoso è stato “lo Sciacallo”, un hacker che era riuscito ad entrare nel sistema di sicurezza del Pentagono, ma c’è stato anche “il fantasma di Pernambuco”, che aveva preso il controllo delle telecamere di una centrale nucleare in Brasile e faceva impazzire tutti accendendo e spegnendo le luci a suo piacimento. Ciò che accomuna questi pirati informatici, oltre alla fantasia, è purtroppo la loro giovanissima età al momento del crimine. Si tratta di ragazzi molto in gamba che però si sono messi nei guai per non aver saputo capire le linee di confine tra il lecito e l’illecito. Rapetto, con i suoi modi franchi e diretti, ci ha ricordato che il web del futuro, quel web 3.0 di cui ora si parla soltanto, sarà fatto proprio dagli adolescenti di oggi. Se il compito degli esperti “più grandi” è quello di indirizzare i ragazzi a diventare “ottimi cittadini della rete”, il compito dei ragazzi è quello di prendersi questa responsabilità, e di capire che in rete ci sono tante cose da condividere, ed è importante condividere le migliori, le cose belle. Insomma la rete la facciamo noi, tutti insieme.
Il secondo ospite “esperto” della giornata è stato Maurizio Bini, ginecologo e sessuologo. “Voi siete più grandi di quello che sembra” ha detto quasi subito, spiazzando tutti. Ma ha ragione. Chi ha a che fare con gli adolescenti, non fa fatica a riconoscere che l’adolescenza comincia sempre più presto, e non solo a livello fisico. Già ad 8/9 anni i bambini sono curiosi del sesso, si fanno domande e cercano risposte. Il web rappresenta per molti di loro (come per gli adulti) un modo facile, anonimo e immediato di trovare contenuti sulla sessualità, siano questi materiali pornografici, possibilità di incontri, voglia di esibirsi e dimostrare il proprio essere adulti. Tra i vari fenomeni del sesso in rete c’è anche il sexting, termine che nasce dall’unione di text (ovvero postare, scrivere, pubblicare) e sex. Ovvero, quindi, il fatto di postare contenuto pornografico sul web. Il sexting, per essere tale, deve rientrare in certi canoni. In genere sono gli stessi soggetti delle foto che si fotografano con il cellulare e postano la foto, o la mandano al partner o ad un amico. In questo senso chi ne è coinvolto ne è anche responsabile. Ciò che appare evidente è che nel sexting le conseguenze di ciò che si fa ricadono sia su chi si scatta la foto che su chi la richiede, la invia, la riceve senza aver chiesto niente, o la inoltra ad altre persone. Una conseguenza evidente è il fatto che quella immagine rimane, e può finire ovunque senza che se ne abbia più il controllo, influendo anche sulla vita futura. Ha colpito molto i ragazzi, per esempio, il fatto che uno dei loro miti, Vanessa Hudgens, abbia perso dei contratti per colpa di alcune foto osé diventate pubbliche. Ma le conseguenze a lungo termine sono altrettanto gravi. Non è detto che tutti siano preparati a vedere immagini sexy, e che abbiano per questo una reazione positiva o matura. Ciò che emerge è che la sessualità, specialmente quella dei giovani, è sempre più complessa ed in rapida evoluzione, che si sta assottigliando la soglia tra il desiderio e la realizzazione del desiderio, vista l’immediatezza delle immagini e dei contenuti a disposizione, e che questa precocità di manifestazioni si accompagna ad una grande insicurezza. La maggior parte dei ragazzi fa sexting per dimostrare di essere grande, per farsi accettare o come forma di cyberbullismo. Le ragazze lo fanno per mettersi in mostra (nel sexting, come su facebook, ci si mette letteralmente la faccia) e per affettività, magari per non perdere un legame al quale si tiene.
Il terzo ospite è stata proprio Jolanda Restano di Filastrocche.it. che è salita sul palco insieme a Matilde, sua figlia. Una presenza quanto mai appropriata, la loro, visto che tra vari i finali proposti per il mini film della scuola Holden i ragazzi presenti in sala hanno scelto al 60% quello che vedeva il chiamare in causa l’aiuto di un genitore. Che dipenda dall’età ancora molto giovane degli studenti (l’incontro è avvenuto in una scuola media) o da un diverso rapporto con i genitori è un po’ difficile dirlo. Vero è che però oggi più che mai gli adulti sono chiamati a confrontarsi su un terreno difficile che devono però cercare in tutti i modi di comprendere. Certo il comprendere non vuol dire accettare e giustificare tutto. “Il genitore deve essere presente per il giovane ma non essere il giovane” ha ricordato il professor Bini a proposito della mamma del minifilm giudicata anche troppo vicina alla figlia. Una posizione difficile ma necessaria, come ha chiarito benissimo Matilde, a proposito del rapporto con Jolanda: “L’amicizia su Facebook sì (tra le righe: “non le potevo dir di no”) ma evitiamo i commenti ai miei post, al massimo qualche like”.
Genitori preparatevi alla sfida, intanto noi continueremo ad aggiornarvi sul tour e sui nuovi contenuti. E se avete domande, dubbi, o temi che volete trattare, non esitate a chiedercelo, cercheremo di rispondervi.