L’Angelo del mattino
Renzo Pezzani
Tratta da: Innocenza - Società Editrice Internazionale (1950)
Leggiamo insieme: L’Angelo del mattino di Renzo Pezzani
Il bimbo è nella culla
e, di stanchezza affranta,
la sua mammina canta
sorride e lo trastulla.
Sempre più vasto e lento
è il trotto della culla.
Anche il canto s’è spento.
Non si sente più nulla.
La madre il bimbo sfiora
di un bacio. E va, leggera
figura della sera.
Perché una volta ancora
dal sogno le sorrida,
riguarda a lume alzato
il bimbo addormentato
e all’Angelo lo affida,
che con materna lena
sulla culla riprenda
la dolce cantilena
e un chiarore d’alba attenda.
Al dolce invito cede
l’Angelo. E la saluta.
E dove era seduta
la madre ora egli siede.
Amoroso fratello
nel sogno del bambino
entra. Spinge un cancello.
Si trova in un giardino.
Muschi come velluti
tocca, e lucenti ghiaie,
e fiori mai venduti.
Alle api operaie
chiede i dorati mieli
che pendono dal fico;
sotto smaglianti cieli
va col piccolo amico
mordendo un pomo dove
lasciò il bimbo il suo morso;
ad acque fresche e nuove
insieme bevono un sorso.
Ma già sui colli occhieggia
l’alba che il ciel dipinge.
E il sole innanzi spinge
una mansueta greggia
di cirri. Ed è l’aurora.
Presto sarà mattino
e l’Angelo e il bambino
insiem giocano ancora.
Ed escono nel giardino
tenendosi per mano.
Apre gli occhi il piccino.
L’Angelo e già lontano.
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