La Befana e l’Epifania
Se vi piace questo poemetto, dovete ringraziare Loretta che ce l'ha inviato per metterlo a disposizione di tutti (23 gennaio 2018).
Leggiamo insieme: La Befana e l’Epifania
Una bimba poverina,
magra magra, bianca bianca,
dice piano alla nonnina,
tanto vecchia, tanto stanca:
“Nonna cara, nonna bella,
dalla gente poverella,
dimmi, va, la befanina?”.
“Ma sicuro, mia piccina!”.
E alla pallida bombetta
porge tosto una calzetta.
È una calza a rovescini
che la nonna sferrucchiava
quando il vento bofonchiava
nelle gole de’ camini
e sui tetti, greve greve,
ammantvasi la neve.
Or la povera orfanella
bianca, magra, sì, ma bella,
la sospende sul fornello…
guarda, attento, il gattarello!
Quello della Befana
è un mito antico e gaio,
ma la Chiesa Cristiana
celebra, il 6 gennaio,
il viaggio dei Re Magi alla capanna
ove il Bambin Gesù facea la nanna.
Eran tre saggi vecchi dell’Oriente
e una stella lucente
mostrò loro il cammino
per giungere alla culla del Bambino.
I saggi vecchierelli
in groppa a tre cammelli,
seguendo sempre quella
grande e lucente stella,
giunsero a una città
ove imperava un Re senza pietà
che si chiamava Erode, e disse: “Che?
È nato in questa notte il Re dei Re?
Ah, pofferbacco, bacchino, bacione:
ma al mondo sono io, solo, il padrone!”.
Poi quel birbante, si finse contento,
e maturando in cuore il truce intento
di trovare il Bambino
e di metterlo a morte, poverino,
disse ai Re Magi: “Anch’io lo vo’ adorare:
al ritorno venitemi a indicare
il luogo ove risiede il Fanciulletto
ed andrò a prostrarmi al suo cospetto”.
Così parlò, quella birba d’Erode
covando in cuore la più nera frode.
I tre saggi vecchierelli
sulla groppa dei cammelli
ripartirono, lemme lemme,
ed andaron a Betlemme;
poi la stella si fermò
e più vivida brillò
ove stava in veglia pia
San Giuseppe con Maria
alla culla del bambino
roseo, biondo e ricciolino.
I Re Magi si prostrarono
fino a terra e d adorarono
il Divino Redentore,
e gli offrirono con amore
mirra, incenso ed oro fino.
Poi ripresero il cammino
ed ignari della frode
ritornarono da Erode,
a indicargli dov’era nato
il Messia tanto aspettato…
Ma un bell’Angelo lucente
sul cammino si mostrò
e con voce assai potente
ai tre vecchi comandò:
“Non di qua! Non di qua! per altra via
tornar dovete alla terra natia…
Perché in Gerusalemme il Re feroce
prepara al Cristo un tradimento atroce”.
E i tre vecchi obbedienti,
volser la briglia i cammelli pazienti.
Questa qui è la storia pia
della Santa Epifania…
Ma se poi la tramontana
fischia giù per i camini,
io ripeto coi bambini:
“Venga, venga, la Befana!”.
Venga ancor la vecchierella,
ridanciana e pazzerella,
con la cuffia, con lo scialle,
con la cesta sulle spalle.
Vien sull’ali del vento, lieve lieve,
ed il suo scialle è carico di neve;
ha sulle spalle curve un corbellino
e scruta in ogni cappa di camino.
Si cala nella casa miserella
della povera bimba bianca e bella,
e nella grossa calza a rovescino,
giù! bambolette, chicche e libriccini.
Poi si frega le mani, la vecchietta:
“Domani sarai felice, poveretta!”.
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