Il maiale e le oche
Luigi Santucci
Tratta da Poesie con le gambe corte, Milano, Mursia, 1966
Un vecchio maialone un po’ indolente
incontrò cinque ochette tutte bianche,
che andavano a guazzare nel torrente
dondolandosi vispe sulle anche.
“Perché non vieni a farci compagnia?”
gli chiesero le ochette. “L’acqua pura
è la cosa più bella che ci sia.
Vedrai che spasso. Non aver paura”.
“Grazie” grugnì il maiale” oggi non posso.
Davvero, sono tanto raffreddato,
e qualche male mi verrebbe addosso.
Abbiatemi, vi prego, per scusato”.
“Va’ là” squittì un martino pescatore
dal fondo del canneto, con malizia.
“Da troppi anni lo chiami raffreddore.
Io lo chiami, permettimi, sporcizia”.
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