In Carnia
Giosué Carducci
Leggiamo insieme: In Carnia di Giosué Carducci
Su le cime de la Tenca
Per le fate è un bel danzar,
Un tappeto di smeraldo
Sotto al cielo il monte par.
Nel mattin perlato e freddo
De le stelle al muto albor
Snelle vengono le fate
su moventi nubi d’or.
Elle vengon con l’aurora
Di Germania ivi a danzar.
Treman l’ombre degli abeti
Nere e verdi al trapassar.
De la But che irrompe e scroscia
Elle ridono al fragor,
E in quel vortice d’argento
striscian via le chiome d’or.
Freddo e nitido è il lavacro
Ed il sole anche non par.
Su la vetta de la Tenca
Incominciano a danzar.
Bianche in vesta, rossi i veli,
I capelli nembi d’or,
Che abbandonano ridenti
De li zefiri a l’amor.
Poi con voce arguta e molle,
Sì che d’arpe un suono par
Le sorelle de la Carnia
incominciano a chiamar.
Tra il profumo degli abeti
Ed il balsamo dei fior
Da le valli ascende il coro
Del mistero e de l’amor.
Su la rupe del Moscardo
E’ uno spirito a penar:
Sta con una clava immane
La montagna a sfracellar.
Quando vengono le fate,
Egli oblia l’aspro lavor;
E sospeso il mazzapicchio
Guarda e palpita d’amor.
Che le fate al travaglioso
mai sorridano non par:
Il selvaggio su la rupe
si contenta di guardar,
E talvolta un cappel verde
Ei si mette per amor,
e d’un bel mantello rosso
Ei riveste il suo dolor.
Ahi, da tempo in su la Tenca
Niuna fata non appar:
Sol la But tra i verdi orrori
S’ode argentëa scrosciar,
E il dannato su ‘l Moscardo
Senza più tregua d’amor
Notte e dì col mazzapicchio
Rompe il monte e il suo furor.
Ahi, le vaghe fantasie
Dal mio spirito esulâr,
E il torrente di memoria
Odo funebre mugghiar:
Niun fantasima di luce
Cala ormai nel chiuso cuor,
E lo rompe a falda a falda
Il corruccio ed il dolor.
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