La cavalletta e la coccinella
Sanja Rotim
La cavalletta Elisabetta e la coccinella Antonella erano due grandi amiche. Spesso stavano insieme a rincorrersi nei prati, a girare attorno ai fiori e volare da una foglia all’altra chiacchierando.
Però la cavalletta Elisabetta era un po’ gelosa perché si era resa conto che tutti guardavano l’amica coccinella con tenerezza e simpatia, mentre l’atteggiamento nei suoi confronti era diverso. Quando si avvicinavano ad alcune persone che magari stavano facendo un pic-nic, sentiva dire: “State attenti, c’è una cavalletta, mandatela via. Oooh, guardate la coccinella. Ma che carina, la prendo in mano, mi porterà fortuna. Esprimete un desiderio”.
Discorsi del genere erano soliti tutti i giorni e la cavalletta Elisabetta iniziava a volte a sentirsi triste. Quando la vedevano sul balcone tra i fiori le persone o prendevano una scopa o qualche bastone per mandarla via e ripetevano: “Via, via, brutto animale, mi hai bucherellato tutte le foglie. Che dolcezza questa coccinella con le sue palline che portano fortuna. Non andare via, coccinella, non aver paura”.
Come faceva la cavalletta Elisabetta a non essere triste. Aveva il nome di una regina ma nessuno la trattava con rispetto! “Magari se avessi anch’io i puntini la vita sarebbe diversa per me. Forse tutto il trucco sta in quelle palline che la coccinella Antonella porta sulla schiena”, si scervellava la cavalletta.
Così decise di chiederle se potesse cederle un suo puntino. “Cosa ne dici se mi dai un tuo puntino, così sarei carina anch’io?” chiese Elisabetta ad Antonella. “Elisabetta, io ho solo sette punti. Il numero sette porta fortuna, se me ne mancasse uno, mancherebbe anche la fortuna. Ma poi, dimmi, dove metteresti un puntino? Dai, non pensarci su troppo, andiamo sul geranio di quel balcone. Che ne dici?”. “Va bene”, rispose la cavalletta che era sempre più triste.
Il giorno seguente la cavalletta si presentò con dei puntini sulla schiena. “Cosa ti è successo, Elisabetta?” le chiese l’amica stupita. “Ho preso un pennarello e mi sono disegnata i sette puntini. Sono stata attenta a non sbagliare il numero. Adesso anch’io porterò fortuna come te.” “Se lo dici tu”, la coccinella cercava di non manifestare la propria perplessità. “Su che fiore andiamo oggi?” “Io direi di trovare un bel tulipano.” “Va bene. Andiamo a cercarlo.”
Elisabetta e Antonella andarono in cerca di tulipani. La coccinella volava e la cavalletta faceva una serie continua di grandi salti. Era il suo modo per spostarsi. In un bel giardino finalmente trovarono i tulipani, con quei petali vistosi erano proprio belli. Si posarono su due fiori diversi.
“Guarda Samuele, c’è una coccinella. Come sei bella, principessa, non andare via. Mi porterai fortuna, cara mia, rimani qua”, diceva la padrona di casa.
Poi si voltandosi, vide la cavalletta sull’altro fiore: “C’è una cavalletta con la varicella! Samuele, prendi una scopa. Brutta bestia, vai via! Mi hai rovinato tutti i fiori, hai bucherellato tutte le foglie. Ci mancava solo una cavalletta malata”, urlava la signora.
Elisabetta scoppiò a piangere e le due amiche si allontanarono velocemente da quel giardino. “Non c’è niente da fare, tutti mi odiano. Adesso che ho i puntini, potrei portare fortuna anch’io. Ma a nessuno sembra che interessi come portafortuna.”
“Non essere triste, Elisabetta. Però una cosa te la devo dire e cerca di capire. Se vedi che non piaci alle persone, devi cercare di cambiare atteggiamento e non aspetto fisico. Tu smetti di mangiare le foglie e vedrai che nessuno ti manderà via. Sei carina, hai le gambe lunghe, sarebbero contenti di averti tra i fiori”, era il consiglio di Antonella. La cavalletta restò pensierosa. “Grazie del consiglio, cara. Andiamo a lavare questi punti ridicoli”. E ripartirono alla ricerca di una pozzanghera.
Il consiglio fu utile perché da quel giorno nessuno cercò più di cacciare via la cavalletta dai fiori su cui si posava.