La custode della grotta

Giovanna Mangone

La custode della grotta

C’era una volta in un piccolo paesino della Scozia una bellissima bambina di nome Nadya. Era una bambina dolce, vivace e piena di vita, dai lunghi capelli biondi
raccolti da una morbida treccia. A Nadya piaceva correre tra i campi colorati ornati da fiori, adorava gli animali e giocava con le farfalle; per lei erano tutti i suoi migliori amici. Anche se la vita non era stata molto clemente con lei, era sempre ottimista e con il sorriso sulle labbra. Nadya era figlia unica, non aveva né sorelle né fratelli, il padre era partito in cerca di lavoro e viveva sola con la madre, una donna molto malata e provata dalle fatiche quotidiane. Il più grande desiderio di Nadya era quello di vedere presto la sua mamma guarire.

Un giorno, mentre correva spensierata tra i campi di casa sua, Nadya vide da lontano un bellissimo palazzo dorato e disse: “Ma da dov’è apparso questo palazzo dorato, se prima non c’era?”. Nadya guardava incuriosita, quasi esterrefatta da questa visione un po’ strana e decise così di avvicinarsi per riuscire a guardare meglio. Si avvicinò piano piano, quasi come se avesse paura. Il palazzo era enorme, grandissimo e bellissimo, tutto dipinto di oro puro con cornicioni di diamante che brillavano come stelle nel firmamento, le sue finestre sembravano specchi riflessi da un grande arcobaleno. “Oh, che bello!” esclamò Nadya, “Sembra un sogno, voglio provare a entrare, chissà come sarà l’interno”. Nadya si avvicinò e provò a bussare la grande porta del palazzo, ma nessuno le aprì. Nadya non si arrese e tentò circa dieci volte finché qualcuno sentì e finalmente aprì. Apparve una bellissima signora molto raffinata e infinitamente gentile, con una voce soave che trasmetteva tanta serenità, allegria e pace che le disse: “Dimmi bella bambina, chi sei?”

Nadya con voce tremolante, il volto paonazzo e l’espressione spaesata, rispose: “Mi chiamo Nadya e abito con mia mamma qui tra questi campi fiorati”. La signora molto gentile la fece accomodare nel palazzo e Nadya, presa dalla curiosità, non esitò ad accogliere l’invito! Il palazzo sembrava qualcosa di magico, era stupendo, c’erano tantissime stanze dorate una più bella delle altre, tutte molto grandi. Nadya quasi non credeva ai suoi occhi e disse: “Sto sognando…” La bellissima signora le disse: “Non stai sognando Nadya, io ti ho fatto entrare, adesso però devi farmi un piccolo favore”. Nadya sempre più curiosa disse: “Cosa posso fare? Ditemi”. “C’è una piccola sorgente di acqua limpida non lontano da qui, per arrivare devi attraversare un lungo sentiero alberato, prendi la mia brocca dorata e attingi dell’acqua, poi portala qui da me”. Nadya un po’ confusa disse: “Dolce signora farò come volete!”. La signora felice sorrise. Nadya partì per attraversare il lungo sentiero alberato ma, camminando e camminando, non riuscì a trovare la sorgente di acqua limpida e pensò di essersi addirittura persa.

Nadya, che era una bambina forte e coraggiosa, non si demoralizzò facilmente e non si arrese alla prima difficoltà. Disse: “Devo riuscire a trovare la sorgente e ci metterò tutta la mia buona volontà”. Nadya, ottimista e felice, sentì salire dentro di sé una grande forza e determinazione interiore e all’improvviso da lontano vide sorgere una grotta dove al suo interno vide scorrere tanta acqua. Contenta esclamò: “Finalmente forse ho trovato la sorgente”. Si avvicinò piano piano alla grotta e vide proprio la sorgente di acqua limpida. Era un posto quasi magico, stupendo, le acque erano chiare e trasparenti; Nadya prese la brocca dorata che aveva tenuto stretta tra le mani e la riempì di acqua fino all’orlo. Notò che in quel momento le sue mani profumavano di rose e disse: “Che profumo stupendo, sembra di essere ritornata tra i miei campi circondata da fiori! Che posto meraviglioso, sembra il paradiso… peccato però che non ci abiti nessuno”.

Ma tutto a un tratto vide avvicinarsi un vecchietto e Nadya incuriosita gli disse: “Salve vecchietto, lei chi è?”. Il vecchietto aveva una lunga barba bianca che gli scendeva fino al petto, in mano reggeva un lungo e grande bastone di legno di noce e con una grande voce roca disse: “Ciao piccola, come mai ti trovi in questo luogo isolato e deserto?” Nadya rispose: “Una dolce signora mi ha ordinato di andare alla sorgente di acqua limpida e riempire la sua brocca dorata”. Il vecchietto rimasto stupito, rispose: “Chi è questa signora?” Nadya disse: “Non conosco il suo nome, so soltanto che è molto bella, gentile dolce ed è circondata da un fascio di luce che esce dai suoi capelli dorati ed emana un buon profumo di rose”. Il vecchietto, sorrise e disse: “Ho capito! Conosco quella signora, è la fata della sorgente, la custode della grotta!”. Nadya, imbarazzata, non capì più niente e si chiese perché quella signora avesse dato a lei quell’incarico perché avrebbe scelto proprio lei.

Salutò con aria basita il vecchietto e proseguì il suo cammino verso il palazzo dorato per consegnare la brocca dorata con l’acqua che la signora tanto dolce e gentile le aveva ordinato. Ma lungo il tragitto vide che il palazzo dorato non c’era più, era magicamente scomparso. Nadya meravigliata si chiese: “Dov’è andato a finire il palazzo? E’ sparito? Com’è possibile? E adesso che ne farò di questa brocca dorata che stringo tra le mani?”. Dopo un lungo pensare, Nadya decise che era arrivata l’ora di avviarsi verso casa perché la giornata era passata in fretta, si stava facendo buoi e la madre molto malata si sarebbe preoccupata se non l’avesse vista tornare prima di sera. Si incamminò portando con sé la brocca dorata.

Arrivata a casa, Nadya raccontò tutta la sua storia alla madre, che rimase stupita, ma nello stesso tempo felice del racconto. A un tratto la bambina ebbe un’idea brillante: pensò di far bere alla mamma l’acqua della brocca, con la speranza che questa potesse farla guarire. La madre che era sempre più debole e affaticata, accettò di bere l’acqua ringraziando Nadya. All’improvviso, dopo aver bevuto, sentì un grande benessere interiore e si addormentò. Nadya vegliò e pregò tutta la notte la mamma. La mattina seguente, come per miracolo, la madre si alzò dal letto ristabilita, avendo ripreso appieno le sue forze. Nadya non credeva ai suoi occhi e per la felicità scoppiò in un pianto dirompente e solo allora capì che quella signora così dolce e soave aveva guarito sua madre. Non si sarebbe mai più dimenticata di lei…

Capì anche che grazie al suo coraggio, alla sua determinazione, alla sua grande forza di volontà e al suo amore interiore era riuscita a imparare tante cose, soprattutto che nella vita non bisogna mai disperare, mai arrendersi, mai abbandonare la luce della speranza e dell’amore, quella fiamma che vive dentro di noi e che tiene accesi i nostri cuori…tutto questo sarebbe stato per Nadya un grande insegnamento di vita unito al più nobile sentimento universale: l’amore.

Un commento su “La custode della grotta”

  1. Domenico says:

    Che meraviglia di favola molto raffinata. Complimenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Dove vuoi andare?