Lo gnomo pignolo
Maria Rosaria Longobardi
Tratta da Favole... in fiore (Fior di... favole), La Molgolfiera, 2002
A Bagnarella
c’era una montagna bella,
con tanti alberi di prugne,
di pigne e di castagne.
C’eran nidi con cicogne
ed usignoli,
che facevan lieti cori.
In quel posto vivevan gli gnomi
che eran tutti taglialegna e falegnami.
Tra di essi c’era Cubetto,
un bravo nanetto,
che però aveva un difetto:
si lagnava di continuo
perché voleva
che fosse fatto tutto a puntino.
Gli gnomi suoi compagni
non sopportavano i suoi lagni
e decisero un bel giorno
di levarselo di torno.
Così nel paese dei nanetti
una mattina arrivarono
tanti biglietti:
su ogni biglietto
per ogni nanetto,
accanto al nome,
compariva anche un cognome.
Sul biglietto di Cubetto
il cognome però non c’era
e recarsi lui doveva
in un paese dal nome un po’ strano
dove ricevere l’informazione
circa il cognome.
Così Cubetto partì
ma non arrivò mai li:
quel paese nessuno
lo conosceva
perché proprio non esisteva.
Girovagò, girovagò e alla fine si fermò:
era arrivato al Polo Nord.
Passò qualche mese
ed in quel paese
imparò a non avere pretese:
un giorno di giugno
a Bagnarella
arrivò un biglietto
scritto di suo pugno.
Cubetto chiedeva ai compagni
di perdonargli tutti i suoi lagni,
e comunicava la sua decisione
di rimanere in quella regione.
In fondo al biglietto si leggeva:
Di Ghiaccio Cubetto.
Lo gnomo aveva un cognome,
un cognome vero e non inventato,
perché era stato anche adottato.