Il mantello di San Martino

Renzo Pezzani

Tratta da: Innocenza - Società Editrice Internazionale (1950)

mantello di San Martino

Leggiamo insieme: Il mantello di San Martino di Renzo Pezzani

Da ignudo bosco vien battendo l’ala
d’agitato mantello un cavaliere.

Remoto il canto ormai della cicala,
fuma la terra come un incensiere.

Più che la pioggia cola unumidore
sulla gota del ciel senza colore,

e già la greggia sul pendio deserto
bruca l’ultimo ciuffo in campo aperto

e il pastorel su uno zufolo di canna
un’accorata sua tristezza inganna.

A sentirlo suonare il forestiero
tira la briglia e ferma il destriero;

e tutto il cuor gli sente in quel suo dire,
e lo zufolo par debba fiorire,

aprirsi in quella musica d’addio
una speranza che l’ascolti Iddio.

“Per chi suoni, pastore? E chi t’ascolta?”
Ed egli tace e al cavalier si volta.

“Suono per voi che siete un pellegrino
e un canto v’accompagni nel cammino.

Un canto può far sempre compagnia:
nasconde il cuore alla malinconia”.

“Cosa aspetti da me se mi dai tanto?”
“Ciò che l’uccello aspetta dal suo canto;

ciò che la fonte per un sorso chiede;
ciò che resta nel cuore e non si vede”.

“Di questo canto andrò felice e ornato,
lo porterò con me che son soldato.

Lo porterò con me che son guerriero,
piuma di pace sopra il mio cimiero”.

Ora il pastore e lì pensoso e muto:
“Mi pare già d’avervi conosciuto

e non so quando e dove, e pur v’ho visto,
con quel mantello, cavalier di Cristo.

Con quel mantello di due panni giunti
che or son nuovi ed erano consunti;

né si vedeva allora cucitura
che unisse falda d’oro e falda scura.

Era un mantello come ce n’è tanti,
ed or starebbe sulle spalle ai santi.

Si ve lo vede un re farà baratto,
si prende questo e vi dà il suo scarlatto;

togliendosi di dosso l’ermellino
vorrà questo che sa di pellegrino.

E se vi incontra l’angelo d’Iddio:
“Quel mantello” dirà “somiglia il mio”.

E allor che torni, il sol l’avrà veduto,
dirà: “Una falda anch’io glie n’ho tessuto.

E il povero che un dì n’ando vestito
si scalderà toccandone l’ordito.

Lasciate che lo provi anch’io un momento
e n’avrò caldo pur si spiri il vento;

quel vento che raggela le fontane
e scuote gli usci ed entra nelle tane,

e ruba nel cammino il fuoco, e rugge,
copre di neve la montagna, e fugge”.

Il cavaliere aprì sul pastorello
la grande ala di quel suo mantello.

Così vestito lo lascio sul prato.
“Bel cavaliere, dove siete andato?

Non è per me questo mantello fino.
Sono un pastore!…”. E quello è San Martino.

 

Innocenza

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