San Francesco
Marino Moretti
Leggiamo insieme: San Francesco di Marino Moretti
Dolce era l’aria e limpido il mattino
e passava nel ciel più d’un uccello,
e allegramente si mise in cammino
per la marca d’Ancona un fraticello.
Egli cantava una canzon gioconda,
quella che aveva fatto da se stesso
mentre, nascosto in una verde fronda,
qualche usignol gli rispondea sommesso.
E il venticello gli girava attorno
e gli portava il buon profumo fresco
tolto un po’ prima che facesse giorno
al bosco e all’orticello, al pino e al pesco.
E le cincie calando alla campagna,
seguendo i raggi rapidi del sole:
“Non sei per caso quello che a Bevagna
ci disse tante tenere parole?”.
E i fiorellini si volgeano verso
i piedi suoi che non facean già male,
quasi essi pure ad ascoltare il verso
che uscia dai labbri armonioso e uguale.
E il sole che avea il santo odor del cielo,
e il sol che avea il buon odor del bosco,
gli facea dire da un suo raggio anelo:
“Sei quel di San Damiano, ti conosco”.
L’altro diceva: “Sì, sono quello”,
con un accento semplicetto e gaio,
e palpitava il cuor del fraticello,
il dolce cuore dentro il rozzo saio.
Tutte le cose dal buon Dio create
cantava con inchini e con sorrisi
il fraticello che avea nome Frate
Francesco, ed era di lassù, d’Assisi.
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