Sempronilla e la rivoluzione dei giocattoli
Se vi piace questa fiaba dovete ringraziare Barbara di Castri (14 aprile 2015)
Sempronilla era una bambina carina, aveva il viso tondo e le guance paffute e piene di lentiggini, lunghe trecce dritte come fili di ferro di un colore rosso acceso come il fuoco. Sempronilla aveva una stanza piena di giocattoli ed era figlia unica. Aveva tanti amichetti che riempivano la sua casa nei pomeriggi invernali, specialmente dopo la scuola d’inverno, giocava tanto con loro ed era stata felice. Sapeva giocare con tutto: trenini, bambole, aereoplani, aquiloni, pupazzi, scivoli, orsacchiotti. Sempronilla era una bambina davvero speciale e sapeva divertirsi sia con i maschi che con le femmine.
Ma un bel giorno diventò più grande e mise tutti i giocattoli di bambina in soffitta, dentro un baule, li sistemò con cura, in ordine, come le aveva insegnato sempre la mamma. Riponendoli si ricordò dei momenti belli che aveva vissuto con loro, pupazzi, bambole, orsi, aerei e trenini l’avevano accompagnata sempre come le canzoni e la musica. Erano stati i suoi più grandi amici, gli amici silenziosi, grandi immensi nelle ore pomeridiane, quegli amici silenziosi adesso erano altri, si chiamavano libri, li aveva scoperti da poco e ne era rimasta affascinata.
Mentre stava in soffitta successe un fatto davvero speciale: è passato alla storia dei bambini come la rivoluzione dei giocattoli. Ci fu prima un lampo e poi un tuono ed il baule dei giocattoli si aprì da solo. Per primo cominciò a volare l’aereo, volteggiava davanti al suo nasino e parlava: “Ti ricordi quanto ci siamo divertiti insieme mi hai fatto decollare per spazi infiniti ho visto il tuo mondo, il tuo giardino ed ero felice. E adesso che farò qui, solo ed impolverato?”.
Uscì l’orsacchiotto, grassottelo, con un grande naso nero e schiacciato: “Mi hai stretto al petto per tante notti e adesso? Mi sbatti in questa lurida soffitta?”.
Anche l’aquilone volteggiando ad un colpo di vento disse: “E allora? Non correrò più appeso ad un filo, io e te liberi e felici sullo spiazzo davanti casa tua o sulla spiaggia in riva al mare?”. Anche la bambola disse la sua: “Sei stata la mia mammina adorata, mi hai vestito, svestito, nutrito e lavato mille volte e dopo tutte queste cure mi abbandoni così?”.
Sempronilla voleva bene ai suoi giocattoli e non li voleva regalare, erano suoi e così aveva sempre pensato. Si alzò il mago Pacchiuttello, un pupazzo di pezza con la barba lunga e disse: “Sempronilla cara, qui saremo inutili, fra poco saremo dimenticati anche da te e pieni di polvere! Portaci dove possiamo ancora giocare e far divertire tanti nuovi bambini!. Ci sono tanti piccoli che ci vorrebbero e non possono comprarci perché sono poveri o malati e non si possono muovere o alzare dal letto. Noi saremo sempre con te, nei tuoi ricordi e nella tua fantasia”.
Allora Sempronilla, bambina grande e davvero speciale parlò ai suoi giocattoli. “Va bene amici miei, mi avete convinto, fatevi rimettere dentro il baule vi lascerò dove deciderete voi!” Risposero tutti in coro: “Noi andremo dove ci vorranno e dove potremo essere utili”.
Sempronilla pensò subito all’asilo della sua scuola, era stato appena rimesso a posto e l’immenso scaffale in fondo alla classe era ancora vuoto, sarebbe stata proprio lei la prima a riempirlo. E pensò chi dona non potrà mai essere dimenticato!