Poesie sulla Pace
Leggiamo insieme le Poesie sulla Pace!
Insegniamo ai bambini ad amare la Pace e avremo adulti che odieranno le guerre e i conflitti!
E per insegnare l’amore per gli altri, possiamo iniziare anche con l’aiuto delle Poesie sulla Pace, brevi testi in grado di mandare grandi messaggi e di far capire l’importanza di opporsi a guerre, atrocità, soprusi.
Qui abbiamo realizzato una selezione di poesie e rime che ci parevano più significative e adatte al nostro pubblico di piccoli lettori. Speriamo che servano a crescere adulti consapevoli e decisi a difendere la pace sempre!
Ecco le Poesie sulla Pace diponibili:
- Armi dell’allegria di Gianni Rodari
- Ci sono cose da non fare mai di Gianni Rodari
- Girotondo della Terra di Jolanda Restano
- Io sono per la pace di Elio Giacone
- La guerra di Giuseppe Bordi
- La luna di Kiev di Gianni Rodari
- La pace di Li Tien Min
- La rondinella di Lea Maggiulli Bartorelli (Zietta Liù)
- Lo schiaffo di Janna Carioli
- Promemoria di Gianni Rodari
- Supplica di Angolo Silvio Novaro
- 21 marzo di Gianni Rodari.
Poesie sulla Pace scritte da voi:
- Che trionfi la pace di Teresa Zaccuri
- Il carroarmato innamorato di Loredana Bertone
- La granata di Angelo Giarnese
- La Pace che cos’è? di Silvia Buda
- Per non dimenticare di Gianluigi Cosi
- Sogno
- Se il mondo fosse un bimbo
Se conoscete altre poesie, rime o filastrocche sulla Pace che mancano nel nostro elenco, scrivete alla Redazione e le aggiungeremo per metterle a disposizione di tutti!
Se cercate le Filastrocche di Pace, cliccate qui!
A quale email posso inviare alcune mie poesie scritte in questi giorni?
Ciao Sivio! Puoi scrivere a: redazione@filastrocche.it
È SCOPPIA LA PACE
Si stacca da un monte una pietra, anzi un macigno
Colpisce e frantuma carri, fanti, re e lega il maligno
La polvere di costoro il vento alza e porta via
S’ode un coro di umili che a gran voce dice: “Così sia”
Si spegne il fuoco e s’alza il fumo dalla brace
Sì! Finalmente… è scoppiata l’era della pace!
L’agnello esce col lupo e il leone con il vitello…
Non ci son parole per descrivere quanto è bello!
Non solo c’è assenza di disordine e di guerra,
Ma c’è pure sicurezza e salute sulla terra.
Le tombe e il mare stanno restituendo i morti
E piangendo, i loro cari riabbracciano quei risorti
Grano e frutteti coprono il pianeta come un manto
E da ogni dove, al posto del lamento, s’ode il canto
Questo è Shalòhm, nel suo ampio e pieno significato,
Credetemi! S’avvererà il sogno che ho sognato!
Vitaliano Vagnini
LA PACE E I SUOI SIMBOLI
Oggi è festa. C’è grande fervore
Sembra che il mondo esalti l’amore
Le bianche bandiere si muovon nel vento
Come velieri che solcan le onde
Su ogni lato son dipinte Colombe
Stendardi e vessilli con l’Arcobaleno
Colorano il cielo di un giorno sereno
Scompare il timore. Fa posto alla gioia.
Si guarda lontano. Si guarda il futuro
Nessuno più lo vede così tanto scuro
Si recita il dramma più volte eseguito
Si esalta la Pace da ogni partito
E applaude il popolo dalla platea.
Si fingon fratelli, dopo i duelli,
Con strette di mano e innalzando cartelli
Sembra che il mondo abbia imparato
Dal ventesimo secolo il dramma subito
Con le due Guerre di portata mondiale,
Ma è uno spettacolo di fantasia
È solo il trionfo dell’ipocrisia
Il popolo canta, agitando quei rami
Tranciati all’Ulivo senza i suoi grani
Ma dai cuori divisi già si sente che esala
Quell’odio politico e di religione
Che fomentano guerre in ogni nazione
La Pace grida: “Si salvi chi può!”
I fucili sparano sulle Colombe
Colpiscono i rami del verde Ulivo
Dal cielo scompare l’Arcobaleno
Di odio e vendette il mondo è pieno.
Vitaliano Vagnini
PREGHIERA DI UN OBIETTORE
Tu odi, o Signore, ogni dire.
Discerni il sacro e il blasfemo
di tante preghiere
che arrivano in cielo, al tuo udire
Come quelle dei potenti nel Tempio…
che pronunciano parole solenni.
Sono in prima fila fra i grandi
per torreggiar sui miseri infanti
Con parole altisonanti rivolte al vento,
celebrano il massacro
che dall’ufficio partorirono
la guerra e il tragico evento!
Sono parole per lavare coscienze
incrostate di superbia e vanagloria.
Parole intrise di patria e condotta lasciva,
di divina ipocrisia, son come lisciva
Sono le stesse meschine parole
usate per benedire
gli strumenti di morte e di guerra
di militi plagiati che son sotto terra.
Sono parole distorte e ripetute!
Come un rosario di sterili versi.
Rituali che non vengono dal cuore,
per qualcuno che muore
Inviarono in guerra persone sane…
in terre lontane.
Tornarono in casse avvolte da bandiere.
Tornarono… per non vedere!
Tornarono, ciechi, zoppi, storditi.
Tornarono con volti smarriti,
depressi e malati. dopo aver ammazzato
un presunto nemico mai conosciuto
Hanno negli occhi il filmato
di quel recente passato:
Corpi dilaniati, donne stuprate,
giovani delusi, macerie e miserie
Gli dicono che fu una vittoria,
consegnandogli medaglie “a memoria”,
convincendoli che diedero gloria…
che rimarrà nella storia.
Ricordati, o Dio, di quel fumo acre.
Fumo di cose e di corpi
immolati a ideali del nulla
come incenso innalzato al cielo
Innalzato come offerta o come olocausto
ad un dio straniero.
È un fumo agli occhi dementi…
per infinocchiar le genti!
Come Hashish per gli ingenui
che “non sanno quello che fanno”,
così che credano al presente
senza capirne il danno.
O Signore, abbi pietà del volgo
plagiato dai potenti.
Apri i loro occhi e i loro cuori!
Apri le loro menti!
Guarda con favore quegli obiettori
di Leggi umane che t’offendono.
Guida il loro viaggio contromano
in un mondo che vaga nel vano.
A te obbedienti, ma per loro son ribelli.
Gli legano i polsi, gli riservon prigioni,
li picchiano a sangue, li uccidon con dardi.
Per lor sono codardi!
Son obiettori disposti a pagare
con la libertà o col soffio vitale
il rifiuto d’unirsi a una folla smarrita
nello spargere sangue fratricida
Aiuta chi condivise il lor pensiero
operando per proteggerli
senza trovar il coraggio
di dire no a quell’oltraggio
Dà ai loro figli l’intelletto
che li spinga a ripudiar la guerra.
Ricordati in quel giorno quei padri
che ora son sotto terra.
Attendiamo il tuo “meteorite”
che si stacchi dal monte del Cielo
per colpire il piede guerrafondaio
e cancellare ogni guerra e il suo pensiero
Ascolta, o mio Dio, la mia preghiera.
L’affido a colui che c’insegna l’amore,
al tuo amato Portavoce,
al Messia “Principe di Pace”
Vitaliano Vagnini
LA GUERRA
Quell’odio fratricida di Caino,
Pose la base per la guerra,
Trasformando l’uomo in assassino
Mentre sparge sangue in terra.
Desideroso d’essere esaltato
Non padroneggiò ira e gelosia.
Verso quel suo fratello odiato,
E si trasformò in venefica alchimia.
Le ideologie perverse e immonde,
Ramificate nel pensiero umano,
Come cancrena si diffonde,
Con l’omelia del Clero e del Sovrano.
Per la volontà di non voler amare
E per l’ingorda avidità umana,
In terra, in cielo e in mare,
L’uomo, come una belva, sbrana.
La Guerra è sempre ingiusta,
Perché non vince chi ha ragione,
Ma chi rende l’altrui vita angusta
Con la forza e l’oppressione
Seguendo la legge del più forte
E calpestando principi universali
Dispensa solo sofferenza e morte
E non rende gli uomini uguali
L’uomo, esaltando la ragion di stato,
I miti della razza e pur l’economia,
È disposto ad essere ammazzato
In nome di una puerile ideologia
Chiudono la bocca al Dialogo,
Sordomuta resta la Diplomazia,
Corrono a sostener la Guerra
Lo stratega, la Scienza e la Tecnologia.
Per quella chiamata “Santa”, oppur “Civile”,
Nonché “d’Indipendenza” o per la “Libertà”
La Guerra è più sporca di un porcile,
Giustificata sempre da grandi falsità.
Dicendo che, col sangue nemico lavano,
Le Colpe, le Offese e il Disonore,
Quegli occhi pieni d’odio non vedono
Il sudiciume di tutto quell’ orrore
Per placare le coscienze un prete benedice,
La Bomba, i Cannoni ed il Soldato,
E sull’altro fronte, un cappellano benedice,
I morti che la bomba benedetta a provocato.
I morti, per scrupolo morale e religioso,
Con un eufemismo li chiamano: “Caduti”,
Ma quei morti, per i capricci di un esoso,
Furono prima ingannati e poi abbattuti.
A volte fan più senso i vivi, anziché i morti,
Che vagano con gli occhi volti al vuoto,
Come corpi che dalle tombe son risorti,
Nella vana ricerca di un paradiso ignoto.
Fra il pianto della vedova e del bambino,
Il milite cerca falsa gioia nel Bordello
E la prostituta, in cambio del quattrino,
Vende il suo corpo alla “Carne da macello”.
Si diffondono mortali malattie veneree
Disertano il lavoro agreste o di laboratorio
Il mondo si riempie di lacere miserie
E si trasforma in un tragico mortorio
Questo è il sacrificio offerto sull’altare,
Di quell’Iddio che il mito chiamò: Marte
Per non voler agire con amore,
Genera distruzione, lacrime e Morte.
A fine Guerra, i vinti e i vincitori,
Contano le vittime che vi han partecipato
Chiedendosi se, da tutti quegli orrori,
Qualche lezione l’uomo abbia imparato
Uccidere chi uccide, per dimostrare,
Che uccidere qualcuno sia sbagliato,
Rimane assai difficile da spiegare
Ad un popolo che si stima emancipato
Assieme ai traumi, rimangono feriti,
Il fisico, la mente, e pure il cuore
Col dubbio, che i morti non siano serviti
A debellar la Guerra, il cui spirito non muore
Anche se finisse la guerra col nemico,
Continuerà quella contro se stesso
Se l’uomo della Vita non è amico
E non ama gli altri come se stesso
Al sangue di Abele, che grida ancora,
S’aggiunge quello con cui scritta fu la Storia
Di una civiltà che la vita disonora
Perché si crede superior con la sua Bòria
L’unica pace che la Guerra abbia portato,
Sia la guerra di un Regno o di un Impero,
Oppure quella del Magnate o del Papato,
È solo la Pace che regna al Cimitero.
Vitaliano Vagnini