L’infinito

Giacomo Leopardi (1798 - 1837)

infinito

Leggiamo insieme: L’infinito di Giacomo Leopardi

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo’ comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.

 

Parafrasi della poesia L’infinito di Giacomo Leopardi

Sempre caro mi è stato questo colle solitario
e anche questa siepe, che impedisce alla mia vista
una buona parte dell’orizzonte più lontano.
Ma stando seduto e fissando lo sguardo sulla siepe,
io immagino spazi sterminati al di là di quella,
silenzi che vanno al di là della dimensione umana
e profondissima quiete, tanto che per poco
il cuore non si turba e si smarrisce. E non appena odo
le fronde delle piante stormire al vento, così paragono
il silenzio di quegli spazi a quel rumore:
e istintivamente mi viene in mente l’idea dell’eternità,
le ere storiche già trascorse e dimenticate, e quella attuale e
ancor viva, con il suo suono. Così il mio pensiero
sprofonda in quest’immensità:
ed è dolce naufragare in questo mare.

 

Note su L’infinito di Giacomo Leopardi

L’infinito è una delle poesie più famose di Giacomo Leopardi, contenuta nei Canti.

Fu scritta negli anni della sua giovinezza, quando ancora viveva nella sua città natale Recanati, nelle Marche (intorno al 1818 o 1819).

L’Infinito fu pubblicata nel 1826 nella raccolta “Idilli“, nella quale erano contenute anche altre poesie importanti come “Alla luna” e “La sera del dì di festa“.

L’idillio, solitamente riferito a testi poetici incentrati su scene bucoliche e agresti, subisce un cambiamento nell’opera di Giacomo Leopardi.

I suoi idilli, infatti, sono testi intimistici e il paesaggio naturale serve come pretesto per descrivere gli stati d’animo del poeta. Gli idilli leopardiani sono quindi un pretesto per riflettere sulla storia, sul tempo e sulla triste condizione umana.

Il manoscritto originale dell’Infinito di Giacomo Leopardi si trova nella Biblioteca Nazionale di Napoli.

 

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